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formato da crani di uomini. Provocò Ercole, il quale ben tre volte lo stramazzò; ma la terra, sua madre, gli restituiva sempreppiù le forze, e diveniva anzi più robusto, e più furioso di prima. Ercole, essendosene avveduto, afferrò di nuovo il gigante, e tenendolo per lungo tempo sospeso in aria, lo strinse con tanta forza che lo fece morir soffocato. Nota 14.

Antigone, figlia di Edipo e di Giocasta, modello della pietà filiale. Servì di guida a suo padre divenuto cieco e bandito dal re Creonte, e gli fu compagna nel di lui esilio. Dopo la morte di Ercole e di Polinice, fratelli di questa principessa, Creonte, essendosi impadronito di Tebe, vietò espressamente di darsi sepoltura al corpo di Polinice, morto colle armi alla mano contro la sua patria. Questo divieto non isbigottì punto Antigone; ella ritornò a Tebe per rendere gli ultimi uffizj al corpo di suo fratello. Il tiranno, avendo inteso di essere stati trasgrediti i suoi ordini, fece vegliare la notte seguente alcuni suoi satelliti intorno al cadavere. Vi fu sorpresa Antigone in atto che recavasi a piangere sul cadavere di suo fratello. Creonte la condannò ad esser sotterrata viva, altri dicono a morir di fame in una prigione. Ella però prevenne una tal morte, essendosi strangolata. Emone, figlio di Creonte, che amavala, si uccise per la disperazione sul cadavere dell’amata Antigone. Fig. 6

Antinoo, uno degli amanti di Penelope, ucciso da Ulisse in un convito, dopo il suo ritorno da Troja.

Vi fu un altro Antinoo, giovanetto di Bitinia, di sorprendente beltà, amato con trasporto dall’Imperatore