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n«ir Attica del pari che la sua statua, lavoro di Fidia, fatta dal pezzo di marmo patio che i superbi Persiani avevano trasportato nel campo di Maratona per ergerne un trofeo, lusingandosi di riportare una sicura vittoria sopra i Greci (a).
Non rincrescerà di leggere su tal proposito il seguente epigramma tradotto dal greco da Antonio Gallo, in cui si fa parlare la stessa nemesi.
Me lapiderà quondam. Persae advexere tropheum Ut fierem bello, nunt ego sunt ffifmesis At sicut Graecis victoribus usto trdfthaqum, Plinio sic Petsas vaniloquos Nemesis
I Romani riconobbero questa divinità, cui sa grifica ro- tto nel Campidoglio. Allorché erano, dice Pomponio Leto (b) per andare alla guerra, offrivano a Nemesi un ' sagrifizìo,' e davano al popolo uno spettacolo di gladia- tori; ciò che non era senza ragione ) poiché essi erano persuasi che non imprendevano mai la guerra che per giuste cagioni.
Si 1 rappresenta alata per dinotare la celerità colla qua- le esercitava la celeste vendetta. La Sua corona signifi- ca cìf ellà è Superiore ad ogni potenza della terra. I cervi indicano il tin&oré ch f ella lascia nell'animo di co- loro che sono stati puniti dalla sua giustizia. Le faci e i serpenti dinotano gli strumenti del térròre ch'ella in- cute agli scellerati.
7 5 Nettuno. Secondo la cronaca de'matthi di Artmdel, Nettuno, ché i Greci chiamavano Posidene. era re di
(a) Pausan. in Atticis, Plut. dà glòK AtHen.
(b) de dna Nemesi K 1