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ad Ercole che discende nell’Inferno, combatte ivi la morte, e la lega con catene di diamante, finchè acconsente a restituire Alceste alla vita.


Alcinoo, re de’ Feaci nell’isola di Corcira, oggidì Corfù. Il suo nome è famoso per la bellezza de’ suoi giardini celebrati da Omero. Gli alberi di questi giardini (dice il poeta) non sono giammai senza frutti: un soave zeffiro ne conserva il vigore e la vegetazione, e mentre i primi frutti maturano, ne nascono de’ novelli che vanno a maturare. La vigna si vede carica di uva in tutte le stagioni. Omero che fa passare Ulisse per tutte le specie di pericoli, per dare un maggior risalto alla sua virtù, lo fa venire alla brillante e voluttuosa corte di Alcinoo, e gli fa ivi godere per qualche tempo le delizie di quei luoghi dilettosi, donde poi lo fa partire ricolmo di donativi.


Alcmena, figlia di Elettrione re di Micene e di Euridice. Sposò Amfitrione re di Tebe a condizione che costui vendicarebbe la morte di suo fratello ucciso da Teleboi. Mentre Amfitrione trovavasi occupato in questa guerra, Giove invaghitosi di questa principessa, prese le sembianze di Amfitrione, ingannò Alcmena, e la rese madre di Ercole. Essendo Alcmena travagliata dai dolori del parto, Giunone cercò disastrarla; perchè ella sapeva che Giove aveva promesso de’ grandi destini ad Ercole. Le riuscì farla sgravar prima di Euristeo, indi di Ercole, acciocchè quegli, come primogenito, avesse dell’autorità sopra l’altro. Galantide, fantesca di Alcmena, seppe scaltramente eludere gli artifizj di Giunone, allorquando stava per nascere Ercole. La Dea sdegnata