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Terminata appena la preghiera, vide egli un’aquila, che apprese come un presagio felice, e quindi assicurò Telamone che gli nascerebbe un figlio, raccomandandogli di nominarlo Ajace, ossia aquilotto. Nato appena il bambino, Ercole lo coprì della sua pelle di lione, e lo rese invulnerabile, fuorché nel luogo ov’era forata per la ferita, ch’egli aveva fatta al lione. Questo Ajace era empio egualmente che l’altro. Allorquando suo padre lo esortava di attendere la vittoria dagli Dei, egli rispondeva, esser proprio delle anime vili sperar la vittoria da tal soccorso; e ch’era ben sicuro di vincere senza la protezione degli Dei. Volendo un giorno Minerva dargli alcuni avvertimenti, egli la ributtò con disprezzo, dicendole, che non si fosse occupata della sua condotta, della quale avrebbele dato buon conto, e di riserbare i suoi favori per chiunque altro greco. Un altra volta rifiutò la offerta, ch’ella gli fece, di guidare il suo carro: cancellò dal suo scudo il barbagianni, uccello favorito da questa Dea, affinchè questa immagine non fosse creduta un effetto del suo rispetto per Minerva, e conseguentemente per una pruova di diffidenza del suo proprio coraggio.

Si segnalò nell’assedio di Troja, ove comandava i Megaresi e gli abitanti di Salamina. Combattè un giorno intero contro Ettore, ma infine, palesando l’uno all’altro la loro scambievole ammirazione, cessarono di combattere, e si fecero dei donativi, funesti dipoi per ambidue. Il balteo ch’Ettore ricevè da Ajace, servì per (esserne legato da Achille al carro, e quindi strascinato intorno le mura di Troja. Egli disputò ardentemente ad Ulisse le armi dell’estinto Achille. L’assemblea de’ capitani, avendo giudicato a favore di Ulisse, Ajace cad-