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ebbe la temerità di pretender gli onori dovati alla divi» ruta. À quest 1 oggetto face innalzare un polite di bronzo, che attraversava una gran parte della sita capitale, sul quale faceva correre una carretta, che somigliava lo strepito del tuono; e per imitare i folgori di Giove, lanciava dall’alto delle torce accese sopra alcuni svento* rati, ch’egli facAa uccidere alP istante, per in* r are maggior terrore ai suoi sudditi /Giove lo fulmi, e lo precipitò nel Tartaro, * ove trovasi nel nume* ro de* pia famosi scellerati»

Sangaride, madre di Àti. Questa ninfa avendo Veduto il primo mandorlo, che fu prodotto dalla terra, ’ne race ol se i frutti, e se li pose nel seno. Tosto le mandorle disparvero, e Sangaride si senti gravida; partori dipoi un figliuolo, che fu esposto ne’ boschi, ove fu allevato da una capra, e fu chiamato Àti.

Altri dicono che Sangaride fosse una ninfa amata da Àti e che Cìbele sdegnata per tale amore, cangiasi* Àti in pino.

Sarpendone, figlio di Giove e di Laodamia, re di Licia. Rese floridi i suoi stati mercè la sua giustizia e 3 f no valore. Reoossi in soccorso di Priamo con numeroso truppe, c fu uno de* più forti sostegni de 1 Tréjani, mi finalmente fu ucciso da Patroclo. Apollò stesso* per ordjpe di Giove, andò a levare il sud cadateli dal campo di battaglia, lo layà nelle ac<ru% del fiume, lo prefumò con ambrosia, lo rivesti df abiti immortali, e la consegnò al Sonno ed alla Notte, ehe lo portarono immantinente in Licia in mezzo al suo popola.