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Parche figlie dell* Èrebo * e della Notlc, erano ti>e sorelle Cloto, Lachesi ed Atropo. Dalle loro mani dt- , pend era la vita degli nomini, la quale consisterà nello stame eh' esse filavano. Cloto tenera la conocchia 9 La- chesi volgerà il fusa, ed Atropo tagliava il filo con la forbici. Ovidio dice che abitavano un palazzo or' erano incisi i destini di tutti gli uomini sul ferro e sul bronco; talmente che nè il fulmine di Giore, nè P universale Scompiglio della natura, potevano cancellarli. Secondo altri, esse abitavano un antro tenebroso nel Tartaro, ed erano ministre del dio dell' Inferno. Filavano della la. na, il. cui colore distingueva la sorte de' mortali, so t- toposìa a' forò decreti. Là nera annunziava una ri ta I ì>reve ed infelice; la bianca una esistenza lunga e felice. t>li Antichi le rappresentavano sotto la figura di tre donne di aspetto severo; oppresse dalla vecchiaja. Une teneva le forbici, P altra i fusi, e la terza una conòc* chia. La loro estrema recchiaja indicava l'antichità de 1 divini decreti; la conocchia ed il fuso significavano che apparteneva ad esse di regolarne il corso; ed il filo mi* Iteri osò dinotava il poco conto che deve farsi di «ma Tita, che dipende da si'fragil cosa. Flff. 6#.
Paride, nominato anche Alessandro, figlio di Priamo re di Troja e di Ecuba. Mentre sua madre era incinte di lui, sogno di portar nel suo seno uuà fiaccola. Aven- do su Jf ciò* consultati gl' indovini, le fu risposto, ohe il figliuolo eh' ella darebbe alla luce, doveva un gior- no cagionare 1* incendio di Troja. Su tal risposta-, Pria- mo ordinò ad Archelao suo uffiziale di far perirà il bambino subito che fosse nato; ma la tenera JEouba, involandolo agH occhi di suo marito, lo consegnò al