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bero si aprì, e diede alla luce un bambino. Le ninfe di quella contrada lo accolsero e lo nutrirono nelle grotte di Arabia. Pervenuto alla età giovanile, recossi in Biblos nella Fenicia. Venere che ivi lo vide, se ne invaghì; tanto egli era bello. Preferendo la conquista di Adone a quella degli stessi Dei, abbandonò il soggiorno di Citera, di Amatunta e di Pafo, per seguirlo nelle foreste del monte Libano, ov’egli era solito di andare alla caccia. Marte ingelosito per la preferenza data da Venere al giovane principe, adoperò, per vendicarsi, il soccorso di Diana, che suscitò contro lui uno smisurato cinghiale, e lo aizzò nell’atto ch’egli stava lanciando il suo giavellotto. Il furibondo animale, essendosi scagliato sopra l’infelice giovanetto, lo ridusse in brani. Venere accorse, ma troppo tardi in soccorso del suo favorito. Ella cangiò il suo corpo in anemone.

Adone, disceso nell’Inferno, inspirò ancor ivi de’ teneri sentimenti. Fu amato da Proserpina, ed allora quando Venere ottenne da Giove il di lui ritorno alla vita, la sposa di Plutone ricusò restituirlo. Giove, non volendo disgustare alcuna delle due Dee, le rimise al giudizio della musa Calliope, la quale accordò la differenza, ordinando che Adone starebbe alternativamente con una e con l’altra Dea. Furono subito spedite le Ore per ricondurre Adone a Venere. Questa mancò ben presto alla convezione; ciò che fu cagione di una gran contesa tra le due Dee. Il gran padre degli Dei finalmente ordinò che Adone fosse libero per quattro mesi dell’anno, quattro altri ne passasse insieme con Venere, e il rimanente con Proserpina.

Molti autori hanno considerato Adone come il Sole, e gliene han dati tutti gli attributi. Durante l’està egli