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Orfeo, figlio di Apollo e di Calliope, o secondo altri, di Oeagro e di Polinania. Suonava così bene la lira che gli alberi e i sassi abbandonavano il loro sito, i fiumi sospendevano il loro corso e le bestie feroci affollavansi intorno a lui per udirne il suono.
Amò perdutamente Euridice sua moglie, ed ebbe la disgrazia di perederla per un accidente, di cui non potè mai consolarsi. Passeggiando ella un giorno con una moltitudine di Najadi in una prateria smaltata di fiori, disgraziatamente pose il piede sopra un serpente nascosto sotto l'erba, da cui fu morsicata nel tallone, ed alquanti giorni dopo ne morì. Opinano altri che fu morsicata dal serpente nell'atto che fuggiva le persecuzioni di Aristeo, figlio di Apollo e della ninfa Cirene. Orfeo, disperato per tale sciagura, prese la sua lira e discese all'Inferno per ricercarvi Euridice. Fece ivi risuonare concerti così armoniosi, che le ombre intenerite non poterono ricusare le loro lagrime alla sua disgrazia. Tantalo obbliò la sua sete. La ruota di Issione fermossi. Gli avvoltoj, che straziavano il cuore di Tizio, gli diedero qualche triegua.
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