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cui egli affidò la cura di sua famiglia prima di partire per l’assedio di Troja. Minerva spesse volte prese la sua sembianza e la sua voce, per esortare Telemaco a non degenerare dal valore e dalla prudenza di Ulisse. Sotto tal figura accompagnò questo giovine principe, dacchè partì da Itaca per andar cercando suo padre.
Mercurio. Contansi molti Mercurj, mn il più famoso è il figlio di Giove e di Maja. Fra tutti gli Dei del paganesimo egli è quello, cui la Favola attribuisce maggior numero di uffizj, così di giorno che di notte. Interpetre e ministro degli altri Dei ed in particolare di Giove suo padre, servivali cou un zelo indefesso, anche negl’impieghi poco onesti. Egli aveva la cura di tutti gli affari: era incaricato di condurre all’Inferno la anime de’ morti, e non potevasi morire che dopo aver egli rotti i legami, che univano le anime ai corpi. Era inoltre il dio della eloquenza, de’ viaggiatori, de’ mercanti ed anche de’ marinoli. Come ambasciatore e plenipotenziario degli Dei, interveniva a tutt’i trattati di alleanza. Talvolta accompagnava Giunone, o per custodirla o per sorvegliare la sua condotta: talora veniva inviato da Giove per intraprendere degl’intrighi amorosi presso qualche sua novella favorita. Invocavasi ne’ matrimoni, affinchè rendesse felici gli sposi. Sapeva perfettamente la musica. Qual dio de’ mariuoli e de’ furbi, gli si attribuiscono molti furti e trufferie. Mentr’era ancor fanciullo involò il tridente a Nettuno, la lira e le frecce ad Apollo, la spada a Marte ed il cinto a Venere. Rubò anche i buoi ad Apollo e li fece camminare a retrorso per farne perder la traccia. Siccome egli sapeva suonar la lira, si servì di quella di Apollo per