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do che Giove non la cercava punto, si ritirò a Samo, ove dimorò lungo tempo. Giove per farla ritornare, fece condurre un carro sul quale fece situare una immagine di legno magnificamente abbigliata, fece correr voce che questa era Platea figlia di Asopo ch’egli dovea sposare. Giunone avvisata di questo progetto, uscì furiosamente, ed andò a rompere la immagine; ma avendo conosciuta l’astuzia di Giove, se ne fece una risata e si riconciliò con lui.
Questa Dea, che attaccavasi al minimo scherzo su gli amori di Giove, non era esente di galanteria. Ebbe degl’intrighi con il gigante Eurimedonte e con molti altri. Non seppe mai perdonare a Paride il non averle attribuito il pomo d’oro sul monte Ida allorchè contese con Venere e Pallade intorno alla bellezza, Fin d’allora si dichiarò nimica irreconciliabile de’ Trojani, e continuò le sue vendette fin contro Enea.
Non si è di accordo intorno ai di lei figli, ma n’ebbe molti, cioè Ebe, Venere, Lucina e Vulcano, quantunque la più comune opinione fa nascer Venere dalla spuma del mare. Marte e Tifone furono anche suoi figli. Dicesi che divenne madre di Ebe, mangiando delle lattughe; di Marte, toccando un fiore; di Tifone, facendo uscir dalla terra de’ vapori, che ricevette nel suo seno.
Siccome davasi a ciascun Dio qualche particolare attributo, così a Giunone eran toccati in parte i regni, gl’imperi e le ricchezze; quindi è che ne offrì a Paride, purchè le avesse aggiudicato il premio della bellezza. Presedeva alle nozze, ai matrimonj ed ai parti. Aveva diversi nomi a seconda delle diverse ragioni per le quali le si facevano i sagrifizj, Il suo culto era molto esteso. I prodigj ch’ella avea ope-