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da ai piaceri, ed ebbe un gran numero di favorite. Per riuscire a sedurle, si trasformò in varie guise; ora in satiro per sorprendere Antiope; ora in pioggia d’oro per ingannar Danae, che tenevasi custodita in una torre di bronzo. Non potendo sedurre Europa, figlia di Agenore, sotto la forma umana, si trasformò in toro; e questa leggiadra principessa, essendoglisi adagiata sul dorso per farne il di lei trastullo, egli si pose a correre, tragittò il mare a nuoto, e la trasportò altrove. Prese la figura di un cigno per ingannar Leda, moglie di Tindaro, che si sgravò di due uova, dalli quali uscirono Castore e Polluce, Elena e Clitennestra. Sotto la figura di Diana trionfò della ninfa Calisto; e finalmente sotto quella di un’aquila rapì Ganimede figlio di Tros (ovvero Troo), e lo trasferì nel Cielo, per farne il suo coppiere in luogo di Ebe.

Il culto di Giove é stato sempre il più solenne, ed il più universalmente esteso. Le più ordinarie vittime che gli s’immolavano erano la capra, la pecora ed il toro bianco, di cui aveasi cura di dorarne le corna.

Gli Antichi consideravano Giove come il padrone assoluto di tutto, e lo rappresantavano sotto la figura di un uomo maestoso e con la barba, assifo sopra un trono, tenendo a man dritta il fulmine, alla sinistra una vittoria, ed un’aquila ai piedi colle ale spiegate in atto di rapir Ganimede. Tra gli alberi eragli consagrata la quercia. Gli s’innalzarono tempj in tutto l’Universo. Il suo sopranome principale era quello di Olimpico, perchè opinavasi ch’egli soggiornasse con tutta la sua corte sul monte Olimpo. Si sono contati sino a trecento Giove: la credulità pagana gli ha tutti uniti per farne un solo. Not.60 Fig. 39.