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dea a Corinto, ove furono bene accolti da Creonte, re di questa città. Eglino vi soggiornarono dieci anni nella più perfetta unione, ma Giasone, posti in obblio i favori ricevuti da Medea, e i giuramenti di fedeltà, s’innamorò di Clauca, detta altramente Creusa, figlia di Creonte, la sposò e ripudiò Medea. La vendetta seguì tosto l’oltraggio. Medea indispettita per vedersi abbandonata da Giasone, entrò in tal furore, che non contenta di far perire disgraziatamente Clauca e Creonte, trucidò benanco colle proprie mani, sotto gli occhi di Giasone, i due figliuoli, che aveva avuti da lui. Predisse allo stesso Giasone ch’egli dopo aver vissuto lungo tempo per sentire tutto il peso della sua sventura, perirebbe oppresso sotto i rottami del vascello stesso degli Argonauti; siccome in effetto gli avvenne. Mentre egli un giorno riposava sul lido del mare all’ombra di quel vascello ch’era stato tirato nell’arena, una trave staccatasi gli fracassò la testa.
Giganti, uomini di una statura prodigiosa, figli del Cielo e della Terra, i quali fecero la guerra agli Dei. Avevano lo sguardo terribile e feroce, i capelli lunghi, una gran barba, le gambe e i piedi di serpenti, ed alcuni avevano cento braccia e cinquanta teste. Risoluti detronizzare Giove, intrapresero di assediarlo fin nel suo trono (cioè sul monte Olimpo); e per riuscirvi, ammontarono Ossa sopra Pelio ed Olimpo sopra Ossa, donde tentarono scalare il Cielo, lanciando contro gli Dei smisurati scogli, alcuni de’ quali piombando nel mare, diventavano isole, e quelli che cadevano sulla ter-