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stoditi da un cane a tre teste, da un dragone a sette. Ercole uccise questi mostri e menò seco i buoi.
Giacinto, figlio di Amicle e di Diomede, e secondo Apollodoro, di Piero e di Clio, amato molto da Apollo. Zefiro (o Borea), che anche lo amava, accortosi della sua inclinazione per lo Dio, ne sentì gelosia, e per vendicarsi di tal preferenza, un giorno che Apollo giuocava al disco con Giacinto, Zefiro spinse violentemente la piastrella sulla testa di Giacinto, che morì sul momento. Apollo invano adoperò tutt’i rimedj della medicina per ravvivarlo; lo cangiò in un fiore, che porta il suo nome, sulle cui frondi incise di sua propria mano le lettere ai ai, ch’esprimono il suono delle voci proferite da Giacinto in atto che ricevette il colpo.
Giano, re d’Italia figlio di Apollo e della Ninfa Creusa. Saturno discacciato dal Cielo (o per meglio dire dall’Arcadia), si ritirò ne’ di lui stati. Giano lo accolse con molta cortesia, e d’allora in poi questo paese prese il nome di latium dal latino latere, perchè Saturno, perseguitato da Giove, venne quivi a nascondersi. Saturno, in riconoscenza, dotollo di una rara prudenza avendogli comunicato la scienza del passato e dell’avvenire; quindi è che viene dipinto con una testa a due facce (bifrons). Il regno di Saturno fu pacifico; ciò che lo fece considerare come il Dio della pace. Numa per tal riguardo gli fece fabbricare un tempio, che stava aperto in tempo di guerra, e chiudevasi in tempo di pace. Questo tempio fu chiuso una sola volta sotto il regno di Numa, un’altra volta dopo la seconda guerra