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Ganimede, figlio di Tros, ovvero Troo, re di Troia. Egli era sì ben formato che Giove lo destinò suo coppiere invece di Ebe. Mentre egli un giorno era alla caccia sul monte Ida, Giove, sotto la forma di un aquila, lo rapì e trasportò nell’Olimpo, e lo collocò nel Zodiaco sotto il nome di Acquario. I poeti suppongono, che Ganimede dopo quel tempo continuò a fare il coppiere di Giove nel Cielo.

Genio, Dio della natura, adorato come una divinità che dava l’essere ed il moto a tutte le cose. Sopratutto era considerato come l’autore delle sensazioni piacevoli e voluttuose; dond’è venuta la espressione genio indulgere, darsi buon tempo. Gl’imperi, le provincie, le città, e i luoghi particolari avevano i loro geni tutelari, e ciascun’uomo aveva il suo. Si è anzi preteso da taluni che gli uomini ne avevano due, uno buono, che inducevali al nene oprare, ed un cattivo che loro inspirava il male. Ciascuno nel giorno della sua nascita sagrificava al suo Genio. Gli si offriva vino, fiori, incenso; ed era vietato di spargerai sangue in questa sorte di sagrifizj. Il Genio buono è rappresentato sotto figura di un giovine nudo, coronato di fiori, tenendo in mano il corno dell’abbondanza. Eragli consagrato il platano. Fig. 36. Il Genio cattivo dipingevasi come un vecchio con una lunga barba, capelli corti, con un gufo in mano, uccello di cattivo augurio. Fig. 37.

Gerione, figlio di Crisaore e di Calliroe re di Eritia, il più forte di tutti gli uomini. I poeti ne han fatto un gigante con tre corpi, che fu ucciso da Ercole, perché nutriva di carne umana alcuni buoi, i quali erano cu-