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Galantide, cameriera di Alcmena. Mentre questa principessa era ne’ dolori del parto, ritardato dalla gelosa Giunone, Galantide osservò una donna vecchia seduta presso la porta del palazzo, la quale teneva le mani strettamente unite sulle ginocchia: era ella la stessa Giunone travestita in quella guisa. Galantide difatti sospettò di qualche artifizio di questa gelosa Dea, che con tale positura cercasse d’impedire il parto di Alcmcna; e per disruggerne l’effetto, disse a quella vecchia con aria di allegrezza che Alcmena erasi già sgravata di un bambino. A questa novella, Giunone Lucina avendo prestata fede, disciolse le mani e si alzò, ed Alcmena sul momento partorì, Galantide allora crosciò di risa. La Dea offesa di vedersi così burlata da una schiava, la prese pei capelli, la stramazzò, e la trasformò in donnola. I Tebani adoravano questo animaletto, per aver agevolato il parto di Alcmena.
Galatea, una delle Nereidi, amata da Polifemo e da Aci, ma ella preferì questo giovine e vago pastore al brutto Ciclope, il quale irritato di tal preferenza, lanciò uno smisurato scoglio sopra Aci, e lo schiacciò, Galatea ne sentì tanto dolore che si gittò nel mare, e si uni alle Nereidi sue sorelle.
Galli, sacerdoti di Cibele, così appellati dal fiume Gallo, la cui acqua li rendeva furiosi. Essi castravansi, e celebravano cou una spcie di frenesia la festa di Ati, ch’era stato amato da questa Dea.