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me deriva da Flammeum, perchè siffatte berrette erano di color di fuoco.
Flegia, figlio di Marte, re de’ Lapiti, e padre d’Issione. Avendo inteso che Apollo aveva insultato Coronide, sua figlia, egli per vendicarsi, appiccò il fuoco al tempio di questo Dio, che l’uccise a colpi di frecce, e precipitollo nell’Inferno, ove fu condannato a dimorare eternamente sotto una smisurata rupe, che minacciando sempre una imminente ruina, gl’incuteva un continuo terrore.
Flora, Dea de’ fiori e della primavera. Zeffiro l’amò; la rapì, e ne fece quindi la sua sposa, dandole in dote l’impero sopra i fiori. Allorchè le giovinette celebravano le feste di questa Dea, correvano notte e giorno danzando al suono delle trombette, e quelle che riportavano il premio nel corso, erano coronate di fiori. Si rappresenta ornata di ghirlande, avendo accanto a lei de’ panieri pieni di fiori. Nota 56. Fig. 33.
Fortuna, Divinità che presedeva a tutti gli avvenimenti, e distribuiva i beni e i mali a seconda del suo capriccio. I poeti la dipingono calva, cieca, stante in piedi, con ale ne’ piedi, ed uno di questi appoggiato sopra una ruota che volge, e l’altro sospeso in aria. Gli antichi l’hanno anche rappresentata con un sole ed una mezzaluna sulla testa, per dinotare ch’ella, a guisa di questi due astri, domina ed influisce a tutto ciò che accade sopra la terra. Alle volte, invece della ruota, le si attribuisce un globo celeste, il cui moto perpetuo caratterizza parimente la di lei incostanza. Sulzer rappre-