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zamente amato da tutte le belle donne di Mitilene. La celebre Saffo anch’ella se ne invaghì come le altre; ma poiché Faone si diniegò alla di lei passione, agitata costei dalla smania, corse sul promontorio di Leucade, donde gittossi in mare. Faone, in memoria di questo avvenimento, fece edificare un tempio a Venere sullo stesso luogo.

Fauni, divinità campestri, che traevano la loro origine da Fauno figliuolo di Pico, re del Lazio. Abitavano le campagne e le foreste; distinguevansi dai Satiri e dai Silvani per lo genere delle loro occupazioni, che si avvicinano più all’agricoltura. I Fauni vengono rappresentati colle corna di capra o di caprone, ma di una fattezza meno orrida, e più gaja di quella de’ Satiri. Erano loro consagrati il pino e l’ulivo selvaggio. I Fauni erano ignoti ai Greci, i quali in vece di essi conoscevano i Satiri. Nota 53. — Fig. 32.

Faustolo, custode degli armenti di Amulio, re di Alba. Avendo veduto che un pico-verde portando del cibo nel becco, volava continuamente verso una caverna, lo seguì, e si accorse che recavasi a somministrare quel cibo a due bambini, i quali venivano allattati da una lupa. Erano questi Remo e Romolo. Faustolo li prese, e li fece nutrire da Acca Laurenzia sua moglie. Gli fu eretta una statua nel tempio di Romolo, come quegli che aveva allevato il fondatore di Roma.

Febo, lo stesso che Apollo. Gli si dà questo nome per alludere alla luce del Sole ed al suo calore, che anima tutte le cose.