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maniera d’insegnare, che taluni credono di convenire ai fanciulli, loro non conviene affatto. Primieramente distrugge del tutto l’interesse della narrazione; e la ripetizione frequente delle dimande e risposte, è per essi ben penosa. Questa forma di scrivere è buona al più per un libricìno di religione, in cui i principj e i dogmi, essendo ridotti a poche parole, devono essere materialmente impressi nello spirito; ma un volume intiero formato dì risposte, spesso molto lunghe, non può essere ritenuto a memoria; poiché non vi è memoria che sia capace di simile sforzo. L’essenziale è di sapere che cosa è Giove, Nettuno, Plutone, Marte; ciò che hanno fatto Teseo, Agamennone, Achille, Ettore. La maniera che insegna queste cose il più comodamente e dilettevolmente possibile, è senza dubbio la migliore di tutte: e questa è altresì quella che devesi adottare.
Ciascun tratto della favola è un picciol romanzo. Qual uomo di età matura vorrebbe leggere il romanzo il più interessante, se, da un capo all’altro, fosse formato di domande e di risposte? Una tale lettura gli sembrerebbe scipita e nojosa. Ciò che disgusta un uomo adulto, non può certamente dilettare un fanciullo; di qui è che in questa Mitologia si è adottata una narrazione semplice, naturale e continuata.
Nel comporre questa opera, si è avuto ricorso ai migliori libri, che trattano della