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diseccarsi tutte le sue membra, e già vicino il termine di sua vita, innalzò un rogo sul monte Oeta, sul quale distese la sua pelle di leone, vi si coricò sopra, pose la sua clava sotto la testa, ed impose indi a Filottete di appiccarvi il fuoco, e di aver cura di conservar le sue ceneri. Appena acceso il rogo, un fulmine cadde dal Cielo sopra di lui, e in un istante lo ridusse in cenere, per purificare ciò che era in Ercole di mortale Giove lo trasportò subito nel Cielo, e lo collocò nel numero de’ Semi-Dei. Filottete gli eresse un tempio, e bentosto vi si offrirono de’ sagrifizj. I Tebani ed altri popoli della Grecia gl’innalzarono degli altari, ed il suo culto fu trasferito in Roma, in Ispagna e nelle Gallie.

Ercole viene rappresentato sotto la sembianza di un uomo forte e robusto, con la clava in mano, coverto della pelle del leone nemeo, che porta sul braccio e sulla testa. Nota 48. fig. 28.

Ermione, figlia di Menelao e di Elena. Fu data in isposa a Pirro, quantunque fosse stata destinata da Tindaro, suo avo materno, ad Oreste; il quale sdegnato per tale ingiuria, assalì Pirro nel tempio di Apollo e l’uccise.

Ero, sacerdotessa di Venere, dimorava a Sesto, città situata sulle spiagge dell’Ellesponto dalla parte d’Europa. Leandro, suo amante, dimorava in Abido dalla parte dell’Asia rimpetto a Sesto. Questo giovane, avendola veduta in una festa di Venere, se ne invaghì, e s’insinuò nel di lei cuore; e perchè voleva nascondere a’ suoi parenti tal passione; recavasi a Sesto in tempo di notte, tragittando a nuoto l’Ellesponto, che qui-