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La quarta fatica fu contro la velocissima cerva del monte Menalo. Ella aveva i piedi di bronzo e le corna di oro. Come consagrata a Diana, non era permesso di ucciderla. Ercole per ubbidire ad Euristeo che la voleva per se, la inseguì per un anno; finalmente la raggiunse un giorno sulle sponde del Ladone, se ne caricò le spalle, e la portò a Micene.

Il quinto travaglio, ch’ebbe a sostenere, fu contro gli uccelli mostruosi del lago Stinfalio. Questi avevano le ale, la testa ed il becco di ferro, e le unghie estremamente uncinate. Erano in così gran numero e di una grossezza così enorme che alloraquando volavano, annebbiavano colle loro ale la luce del Sole. Erano così schifosi che rendevano impraticabili le sponde del lago. Ercole gli uccise tutti a colpi di frecce.

Il sesto combattimento fu contro il toro di Maratona. Nettuno sdegnato contro i Greci, suscitò un furioso toro, che buttava fuoco per le narici, faceva de’ guasti sorprendenti nell’Attica, ed uccideva molta gente. Ercole incaricato da Euristeo di prenderlo, lo domò, e glielo condusse.

La settima impresa fu contro i cavalli di Diomede, re di Tracia. Questi cavalli furiosi vomitavano fuoco per la bocca. Diomede li nutriva di carne umana, e loro dava a divorare tutti gli stranieri, che avevano la disavventura di cadere nelle sue mani. Ercole avendo preso Diomede, lo fece divorare da suoi proprj cavalli, che in seguito egli stesso condusse ad Euristeo, e li liberò sul monte Olimpo, ove anch’essi furono divorati dalle bestie feroci.

L’ottavo combattimento fu contro le Amazzoni, donne guerriere della Cappadocia sulle sponde del fiume