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cola accesa; a presto a’ suoi piedi alcune tortorelle, che si dan delle beccate, emblema degli argomenti amorosi che tratta. Fig. 27.

Ercole. Molti sono stati gli eroi di questo nome; ma il più famoso è quello di Tebe, figlio di Giove e di Alcmena, moglie di Amfitrione. La vanità greca ha attributo all’eroe Tebano le segnalate imprese e le avventure di tutti gli altri. Noi parleremo del figlio di Alcmena.

Nel giorno della sua nascita i tuoni, che sentironsi in Tebe a colpi raddoppiati, e molti altri prodigj annunziarono la gloria del figliuolo di Giove. Alcmena si sgravò di due gemelli Ercole ed Ificlo, o, secondo altri, Euristeo. Amfitrione, volendo sapere chi dei due fosse suo figlio, pose presso la loro cuna due serpenti. Ificlo si sbigottì, e cercò fuggire: ma Ercole li strozzò, e da quel momento die’ bastanti pruove di esser egli il degno figlio di Giove. La maggior parte de’ mitologi dicono, che la gelosa Giunone, per isfogare sopra il fanciulletto l’odio, che nutriva contro sua madre, inviò due serpenti orribili per far divorare Ercole nella cuna; ma che costui, senza sbalordirsi, gli afferrò, e li fece in pezzi. Giunone si mitigò allora a preghiere di Pallade, e consentì anche a dargli del suo latte, per renderlo immortale. Una stilla di questo latte, essendo caduta nel Cielo, formò quella macchia bianca, che chiamasi via lattea.

Ercole ebbe molti maestri: imparò a tirare l’arco da Radamanto e da Eurito, ed apprese da Castore a combattere tutto armato. Chirone fu il suo maestro nell’astronomia e nella medicina: Lino gl’insegnò a suonare