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varco, per lo quale un raggio della Luna va a posar sulla bocca del bel dormiente. Il color degli oggetti o del corpo dello stesso Endimione, non lascia alcun dubbio sul tempo di notte, in cui accadde il fatto, e sulla presenza della Dea.
Enea, principe reale discendente dal sangue degli antichi re di Troja, figlio di Anchise e di Venere. Allevato dal famoso Chirone, apprese da lui tutti gli esercizj, che possono contribuire a formare un eroe. Sposò Creusa figlia di Priamo. Allorchè Paride rapì Elena, Enea previde le triste conseguenze della violata ospitalità; e fu di avviso di restituirsi colei, che doveva cagionare la rovina della patria. Entrati i Greci in Troja, egli sostenne vigorosamente molti combattimenti nelle strade della città; ma troppo debole per resistere al numero de’ nimici, si pose in dosso Anchise suo padre insieme con i suoi Dei-Penati, tenendo per mano il suo figlio Ascanio, e ritirossi sul monte Ida, accompagnato da quanti potè radunare de’ migliori Trojani. Smarrì in tal rincontro Creusa sua moglie, senza che avesse mai potuto sapere ciò che le fosse avvenuto. Equipaggiò una flotta di venti vascelli, costeggiò la Tracia, ed una parte della Grecia, diede fondo in Epiro; e dopo di aver sofferte molte tempeste, approdò in Affrica, e fu ricevuto in Cartagine alla corte di Didone. Amato da questa regina, soggiornò alcun tempo presso di lei; di là passò in Sicilia, ove rese gli estremi uffizj ad Anchise, che ivi era morto l’anno precedente. Finalmente dopo essere stato il bersaglio de’ venti, approdò in Italia, consultò la Sibilla, che gli additò la strada dell’Inferno, ove discese, dopo di aver trovato il ramuscello di oro,