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Elisi, o Campi-Elisi, soggiorno felice delle anime virtuose. Quivi godevasi una eterna primavera; l’aura de’ venti non vi spirava che per ispargervi soavemente l’odor de’ fiori. Quel paese era illuminato da un altro Sole, e d’alcuni astri particolari, i quali non si vedevano giammai velati da nuvole. Boschetti odorosi e selve di roseti e di mirti, cuoprivano colle loro fresche ombre le amene contrade, ove soggiornavano quelle anime fortunate. Il solo usignuolo aveva il dritto di cantarvi i suoi piaceri, ed il suo canto non era interrotto che dalle voci commoventi de’ musici famosi. Vi scorreva con un soave mormorio il fiume Lete, le cui onde facevano obbliare i mali della vita. Un suolo sempre ridente vi rinnovellava le sue produzioni tre volte all’anno, ed offriva alternativamente o fiori o frutta. Non più dolori, non più vecchiezza; ivi conservavasi eternamente la età, in cui erasi goduta la maggior felicità; e vi si gustavano i piaceri, che avevano dilettato la vita. Ai beni fisici univasi la privazione de’ mali dello spirito. L’ambizione, la cura delle ricchezze, la invidia, l’odio, e tutte le vili passioni, che agitano l’animo de’ mortali, non alteravano più la tranquillità degli abitanti dell’Eliso. Ivi in somma godevasi una felicità perfetta, premio di coloro, che avevano condotta onestamente la vita sulla terra. Nota 46
Emo, figlio di Borea e di Orizia, marito di Rodope, e di Tracia. Fu cangiato in un monte insieme con sua moglie, per aver preteso di essere adorati, esso come Giove, e sua moglie come Giunone, attribuendosi i nomi di queste divinità.