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il naviglio, che ritornava colla solita vela nera, credette che suo figlio fosse morto; e vinto dalla disperazione, precipitossi nel mare, che d’allora in poi porta il nome di Mare-Egeo, oggidì Arcipelago. Nota 44.

Egeria, ninfa trasformata da Diana in fonte. I Romani l’adoravano: le donne principalmente le offrivano de’ sagrifizj, onde ottenere il parto felice. Numa-Pompilio volendo dare un’apparenza di autorità divina alle sue nuove leggi, ad oggetto d’imporne la osservanza ai crudeli ed ancor selvaggi Romani, si nascose in un bosco presso Roma, fingendo di aver delle segrete conferenze con questa ninfa. Credesi che la morte di Numa abbia recato ad Egeria un dolor così vivo ed incessante che abbandonò Roma; e per piangerla liberamente, ritirossi nella foresta di Aricia. Quivi Diana la cangiò in una fonte, le cui acque perenni ritennero il nome di Egeria.

Egida, scudo coverto di pelle di capra. I poeti danno questo nome a tutt’i scudi degli Dei. Essendo morta la capra Amaltea, nutrice di Giove, questo Dio coprì della di lei pelle il suo scudo, cui diede il nome Egida, parola greca che significa capra. Dopo di ciò restituì la vita alla capra, e la collocò tra le costellazioni. Giove diede di poi questo scudo a Pallade, che vi attaccò la testa di Medusa; quindi è che divenne terribile, perchè aveva la virtù di pietrificare coloro, che lo guardavano. Erano all’intorno di questa Egida il terrore, la discordia, la violenza, la guerra. Talora sotto questo nome s’intende ancora la corazza di Minerva.