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della vittoria per gli Ateniesi sopra tutti i loro nimici. Egli dunque vi si stabilì, malgrado le premure di Creonte, che lo richiamava a Tebe. Un giorno avendo sentito il colpo di un tuono, lo apprese come un augurio di sua vicina morte, e senza alcuna guida incamminossi verso il luogo ove doveva morire. Giunto presso un precipizio in una strada divisa in varj sentieri, si assise sopra una pietra, si spogliò de’ vestimenti lugubri, si rivestì di una specie di abito, di cui solevasi vestirne i morti, fece chiamar Teseo, cui raccomandò le due figlie, e loro impose di allontanarsi da lui. Trema la terra, e si spalaca poco a poco senza violenza per ricevere Edipo, che muore così alla presenza di Teseo, solo testimone del segreto della sua morte, e del luogo della sua sepoltura.

Quantunque la volontà di Edipo non avesse avuta alcuna parte negli eccessi della sua vita, pure i poeti gli assegnano un luogo nel Tartaro insieme coi più famosi scellerati.

Egeo, re di Atene, marito di Etra e padre di Teseo. Allorchè questo suo figlio fu destinato insieme con gli altri a recarsi in Creta per combattere il Minotauro, Egeo incaricò i marinaj, che se mai Teseo sarebbe rimasto vincitore nel combattimento, nel ritorno avessero spiegata una vela bianca, in vece della solita nera, che era in uso di mettersi nel naviglio, che portava quegli infelici. I marinari ebbri di gioja, per la vittoria riportata dal figlio del loro re, aumentata oltremodo nell’avvicinarsi alla loro patria, dimenticaronsi di eseguire tal ordine. L'impaziente Egeo recavasi ogni giorno sulla sommità di un alto scoglio. Un giorno avendo scoperto