padre di Giocasta, che aveva ripigliato il governo dopo la morte di Lajo, fece pubblicare in tutta la Grecia ch’egli darebbe sua figlia e la sua corona, a chiunque esentasse la città di Tebe dal vergognoso tributo ch’ella pagava al mostro; questa Sfinge proponeva il seguente enigma, e divorava tutti coloro, che non sapevano indovinarlo: Qual’è l'animale che nel mattino cammina a quattro piedi, nel mezzo giorno a due, e la sera a tre. Edipo si offrì, indovinò l’enigma, ed uccise la Sfinge. Giocasta, ch’era il premio della vittoria, divenne sua moglie, e da essi nacquero quattro figliuoli, due maschi Eteocle e Polinice, e due femmine Antigone ed Ismene. Dopo qualche tempo una peste crudele desolò il regno di Tebe. L’oracolo dichiarò che i Tebani eran puniti, perchè non avevano vendicato la morte del loro re, e perchè neppure ne avevano ricercati i rei. Edipo fece fare le più esatte diligenze per ritrovarsi l’omicida, e gradatamente pervenne a scoprire il mistero della sua nascita, ed a riconoscere in se medesimo il parricida e l’incestuoso. Giocasta, spinta dalla disperazione, salì nel più alto luogo del palazzo, ove avendo attaccato un fatale laccio, s’impicco. Edipo cavossi gli ochhi; e poichè fù discacciato dai suoi propri figli, fecesi condurre da sua figlia Antigone, e fermossi presso un borgo dell’Attica, nominato Colono, in un bosco consagrato all’Eumenidi. Alcuni Ateniesi volevano discacciarselo a forza. Antigone intercedette per suo padre e per lei, ed ottenne di esser condotti in Atene, ove Teseo gli accolse graziosamente, ed offrì loro i suoi stati per asilo. Edipo si ricordò allora di un oracolo di Apollo, il quale gli aveva predetto ch’egli morirebbe in Colono, e che la sua tomba sarebbe un pegno