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ne una copiosa pioggia. Gli Egineti, per conservare la memoria di questo avvenimento, eressero in onore del loro re un monumento. Questo principe regnò con tanta giustizia che Plutone l’associò a Minosse e a Radamanto per giudicare le anime nell’Inferno. Nota 43.

Ebe, Dea della gioventù, figlia di Giove e di Giunone; o secondo altri, della sola Giunone. Costei invitata da Apollo in un convito, mangiò tante lattughe selvagge, che di sterile, ch’ella era stata sino a quel momento, divenne incinta di Ebe. Giove allettato dalla di lei bellezza, la onorò col nome di Dea della gioventù, e le diede la carica di versargli il nettare; ma un giorno nell’atto che si affrettava per presentargli da bere, essendo caduta in una maniera poco decente in presenza di tutti gli Dei, ne sentì tanto rossore che di allora in poi non osò più comparire. Giove diede il suo impiego a Ganimede, ma Giunone la ritenne al suo servizio, e le affidò la cura di mettere in ordine il suo cocchio. Ercole la sposò nel Cielo, e n’ebbe un figlio ed una figlia. Il senso allegorico di tale unione vuol dinotare, che la gioventù per l’ordinario ritrovasi congiunta al vigore. Ella, a contemplazione di Ercole, ringiovanì Jolao. Si rappresenta coronata di fiori, e con una coppa d’oro in mano. Presedeva alla vita umana dalla infanzia sino alla età virile. Appellavasi anche Juventa. Aveva molti tempj, ma il più famoso era quello di Corinto, che godeva il privilegio dell’asilo.

Ecàte, figlia di Giove e di Latona e sorella di Apollo. Appellavasi Diana sopra la Terra, Ecate nell’Inferno, ed era la stessa che Proserpina; ma i mitologi ne