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compagni ne sentirono tal cordoglio, che furono cangiati in agbironi.
Discordia, divinità malefica. Giove la discacciò dal Cielo, perchè sconcertava gli Dei tra loro. Si sentì ella talmente offesa, per non essere stata invitata alle nozze di Teti e di Peleo insieme con gli altri Dei, che, per vendicarsene, gittò sullaa tavola un pomo d’oro, ov’erano scritte queste parole Alla pia bella. Giunone, Pallade e Venere si disputarono questo pomo. Finalmente Paride, per ordine di Giove, terminò la contesa in favor di Venere; ciò che fu cagione di una infinità di disgrazie. La discordia viene rappresentata con la chioma di serpenti, tenendo in una mano una fiaccola ardente, una biscia ed un puguale nell'altra. Il colore della faccia è livido, gli occhi biechi, la bocca spumante e le mani insanguinate. Fig. 25.
Dodona, città di Epiro, presso la quale era una foresta consagrata a Giove: le querce di questa foresta rendevano degli oracoli: ecco la origine di questa favola. Giove avendo fatto dono a Teba, sua figliuola, di due colombe, che parlavano, un giorno queste partirono da Tebe in Egitto, per portarsi una nella Libia a fondare l’oracolo di Giove-Ammone, e l’altra in Epiro nella foresta di Dodona, ov’ella fermossi, e disse agli abitanti del paese che Giove voleva aver quivi un oracolo. Era in questa foresta una fonte dello stesso nome, che scaturiva a piè di una quercia. La sacerdotessa ne interpretava il mormorio. Finalmente le querce medesime davano degli oracoli, vale a dire, che i sacerdoti tenevansi nascosti ne’vuoti di questi alberi per