Pagina:Dizionario mitologico ad uso di giovanetti.djvu/109


93

ba, re di Mauritania, chiese Didone in isposa; ma l’amore che tuttavia conservava per il suo primo marito, la determinò a rifiutare questa unione. Temendo poscia di dovervi esser forzata dalle armi del suo pretentore, e dai voti de’ suoi sudditi, si uccise con un colpo di pugnale; di quì è che le fu dato il nome di Didone, che in lingua fenizia significa donna di risoluzione, in vece di quello di Elisa, che aveva avuto fino a quel punto. Virgilio nel suo poema della Eneide suppone che Didone è talmente invaghita di Enea, che non può sopravvivere alla partenza del suo amante; ma ciò è un pezzo di pretta invenzione, o un anacronismo di più di trecento anni. Egli ha finto questa passione per ispiegare i principj dell’odio implacabile de’ Romani e de’ Cartaginesi, e per adulare Augusto. Nota 41.

Diomede, figlio di Marte e di Cirene, re di Tracia, aveva de’ cavalli furiosi, che vomitavano il fuoco per la bocca. Nutrivali di carne umana, e dava loro a divorare tutt’i stranieri, che avevano la disgrazia di cadere tra le sue mani. Ercole prese, Diomede, e lo fece divorare da’ proprj suoi cavalli. Un altro Diomede, figlio di Tideo, fu il più valoroso de’ Greci dopo Achille ed Ajace. Si distinse molto nell’assedio di Troja, ov’egli ferì Marte e Venere, e fu un di coloro, che rapirono il Palladio. Venere s’indispetti talmente, che, per vendicarsene, inspirò ad Egialea, sua moglie, una violenta passione per un altr’uomo. Diomede informato di quest’oltraggio, ed avendo saputo che sua moglie attentava contro la sua vita, abbandonò l’Etolia, ove regnava, e venne a stabilirsi in Italia. Dicesi che vi fu ucciso da Enea, e che i suoi