Pagina:Dizionario mitologico ad uso di giovanetti.djvu/108

92

di tutte. Questa Dea aveva in Efeso il più superbo tempio, che fosse giammai stato nel mondo. Nota 40. fig. 24.

Didone, o Elisa, figlia di Belo, re di Tiro. Aveva sposato un sacerdote di Ercole, nominato Sicheo, il più ricco di tutt’i Fenizj. Dopo la morte di Belo, Pigmalione suo figlio salì sul trono. Questo principe, acciecato dalla propria avarizia, sorprese un giorno Sicheo, in atto che sagrificava agli Dei, e l’uccise a piè dell’altare. Per lungo tempo tenne segreto questo assassinio, lusingando sua sorella di una vana speranza. Ma l’ombra di Sicheo, privato degli onori della sepoltura, apparve in sogno a Didone con viso pallido e sfigurato, le additò l’altare a piè del quale era stato immolato, le scoprì il petto trafitto da un colpo mortale, e le insinuò di fuggire, e seco trasportare i tesori da lui radunati, e nascosti sin da molto tempo in un luogo, che le indicò. Svegliatasi Bidone, dissimulò il suo dolore, e preparò la sua fuga. Sì assicurò de’ vascelli, ch’erano nel porto; vi accolse tutti coloro, che odiavano il tiranno, e partì, seco trasportando le ricchezze di Sicheo, e quelle dell’avaro Pigmalione. Approdò dapprima nella isola di Cipro: quivi ella tolse cinquanta giovinette, delle quali fece altrettante mogli a suoi seguaci: di la condusse la sua colonia sulla costa di Affrica, ove fondò Cartagine. Per fissare il recinto della sua nuova città, comperò tanto terreno quanto potesse comprenderne in circuito la pelle di un bove divisa in corregge; ciò che le somministrò una quantità di territorio bastante a fabbricarvi anche una cittadella, che fu appellata Birsa, cioè cuojo di bove. Giarba, ovvero Jar-