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dronì dell’antro, e cominciò a rendervi degli oracoli. Da tutte le parti accorrevasi a consultarlo; quindi le infinite oblazioni e le immense ricchezze, delle quali il tempio e la città erano pieni; e che divennero considerevoli a segno di paragonarsi a quelle de’ re di Persia. Quest’oracolo era molto antico, e fioriva quasi un secolo prima della guerra di Troja.
Delo isola del mare Egeo. Nettuno con un colpo del suo tridente fece sorger questa isola dal fondo del mare, per assicurare a Latona, perseguitata da Giunone, un luogo, ov’ella avesse potuto mandare alla luce Apollo e Diana. Apollo, in riconoscenza di ciò, da fluttuante ch’era, la rese immobile, e la situò in mezzo alle Cicladi. Gli abitanti di questa isola adoravano Apollo sotto la figura di un dragone, ed egli vi dava i suoi oracoli per sei mesi in ogni anno.
Destino, cieca Divinità, che dicesi nata dalla Notte e dal Caos. Tutte le altre Divinità erano sottoposte a questa. I Cieli, la Terra, il Mare, l’Inferno erano sotto il suo impero. Non vi era potenza superiore, che avesse potuto mutare ciò ch’egli aveva stabilito. I destini erano scritti sin dalla eternità in un luogo, ove gli Dei andavano a consultarli. Giove vi andò con Venere, per osservare i destini di Giulio Cesare. Quelli de’ re erano incisi sul diamante. Le ministre del Destino erano le tre Parche, incaricate della cura di far eseguire gli ordini di questa cieca Divinità. Viene rappresentato tenendo sotto i suoi piedi il globo terrestre, e nelle sue nani l’urna, che rinchiude la sorte de’ mortali. Gli si dà anche una corona fregiata di stelle ed uno scettro,