Pagina:Dizionario mitologico ad uso di giovanetti.djvu/104

88

sporto di gioja questo dono fatale; ma appena se lo avea messo indosso che si sentì straziato da dolori cosi acuti, che, divenuto furioso, prese Lica e lo sbalzò nel mare, ove cangiassi in uno scoglio. Dopo di ciò questo eroe, sempre in preda a dolori che lo divoravano, e non potendo più sopportarli, troncò alcuni rami di alberi sul monte Oeta, e ne formò un rogo, sul quale coricatosi, pregò il suo amico Filottete di appiccarvi il fuoco. Quando Dejanira ebbe la notizia della morte di Ercole, ne concepì tanto rammarico che da se stessa si uccise. Dal di lei sangue sorse una pianta appellata Ninfea, o Eracleon.

Delfo città nella Focide situata in una valle presso il monte Parnasso. Gli antichi credevano che questa città fosse il centro della Terra. Giove, volendo segnare il centro dell’Universo, fece volare nel medesimo tempo e colla medesima rapidità due aquile, una da Levante, l’altra da Ponente: esse incontraronsi in questa città, celebre altronde per lo tempio e per l’oracolo di Apollo. Dicesi che un caprajo nominato Coreta, mentre custodiva il suo gregge presso il monte Parnasso, si avvide che le sue capre, in avvicinarsi ad una caverna, saltellavano, e spingevano delle grida: egli medesimo vi si avvicinò, ed inebbriato dai vapori, che ne uscivano, cominciò a profetizzare. In seguito gli abitanti del vicinato avendo anche sperimentato lo stesso entusiasmo supposero che il prodigio fosse prodotto dalla terra stessa. Vi si offrirono de’ sagrifizj, e vi si fabbricò il tempio e la città di Delfo. Apollo vestito de’ suoi abiti immortali, profumato di spiritosi odori, e suonando la sua celeste ed armoniosa lira, venne sul Parnaso, s’impa-