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mentico delle istruzioni di suo padre, si avvicinò molto al Sole; la cera delle ale si liquefece, e precipitò nel mare Egeo, ove annegossi. Questo mare d’allora in poi portò il nome di mare d’Icaro. Dedalo salvossi in Sicilia, altri dicono in Egitto, presso il re Cocalo, che dapprima gli accordò l’asilo, ma dopo qualche tempo lo fece morir soffocato in una stufa, per prevenire l’effetto delle minacce di Minosse. Nota 38..
Deifobe, Sibilla di Cuma, figlia di Glauco, e sacerdotessa di Apollo. Questo Dio essendosi innamorato di lei, per renderla sensibile alla sua passione, le offrì tutto ciò che avrebbe desiderato. Ella dimandò di vivere tanti anni per quanti granelli di sabbia avesse potuto contenere in una mano; ma sfortunatamente dimenticò di chiedergli il vantaggio di conservar la sua giovinezza, durante un sì lungo tempo. Nulladimeno Apollo gliela offrì, purché volesse corrispondere alla di lui tenerezza; ma Deifobe preferì il vantaggio di una castità inviolabile al piacere di godere una eterna gioventù. Una lunga e tediosa vecchiezza succedette a’ suoi begli anni. Sin dal tempo di Enea aveva già vissuto settecento anni, e gliene rimanevano ancora altri trecento, dopo i quali il suo corpo doveva esser consumato e quasi annichilito, in guisa che non si sarebbe riconosciuta che alla voce. Questa Sibilla dava i suoi oracoli dal fondo di un antro, ch’era nel tempio di Apollo. Quest’antro aveva cento porte donde uscivano altrettante voci terribili, che facevano sentire le risposte della profetessa. A lei ricorse Enea per discendere nell’Inferno.
Uno de’ figli di Priamo appellavasi Deifobo. Sposò Elena dopo la morte di Paride; ma nella notte della