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alle orecchie di Saturno, che lo avrebbe divorato. Erano sacerdoti di Cibele, appellati Idei dal monte Ida nella Frigia, ove questa Dea era venerata, e Dattili, perchè cantavano de’ versi, la cui misura ineguale imitava il tempo del piede, che i Latini chiamavano dattilo.
Dedalo, figlio d’Iniezione, nipote di Eumolpo e pronipote di Erecteo re di Atene. Fu discepolo di Mercurio, ed uno de’ più eccellenti artefici, cha la Grecia abbia prodotto; architetto e scultore distinto; inventore dell’ascia, del trapano, della livella, ossia traguardo e di altri strumenti; egli fu che sostituì l’uso delle vele a quello de’ remi, e fece delle statue che camminavano, e che furono perciò decantate come automati animati; ma il suo talento non lo rese superiore alla debolezza della invidia. Uccise Talo suo nipote e suo discepolo, perchè era divenuto abile al pari di lui, sul dubbio che avrebbe potuto superarlo in appresso. L’Areopago lo condannò alla morte, o, secondo altri, ad un perpetuo esilio. Costretto a fuggirsene, ritirossi in Creta alla corte di Minosse, ove costruì il Labirinto, tanto celebrato da poeti. Dedalo fu la prima Vittima della sua invenzione; poiché avendo favorito gli amori di Pasife, moglie di Minosse con un toro, fu rinserrato nel medesimo labirinto insieme con suo figlio Icaro e col Minotauro. Dedalo allora fabbricò alcune ale artifiziali, che attaccò a forza di cera alle sue spalle ed a quelle di Icaro, e ne uscirono 1. Icaro, di-
- ↑ Le ale erano le vele del naviglio, sul quale riuscì a Dedalo di fuggire.