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est, tutti gli affetti per tutti coloro, che ci sono cari, Cic.

Carmēlus, i, m. (Κάρμηλος), catena di montagne nella bassa Galilea, con un tempio e un oracolo di Giove, chiamato quindi Carmelus deus: oggi ancora Karmel, Karmul.

carměn, ĭnis, n. (da cano e suff. men, origin. canmen, quindi casmen e poscia carmen), suono, canto, carme. I) in gen.: carmina in epulis canere, Cic.: canere miserabile carmen, Ov.: del canto dei cigni, Ov.: dello stridere della civetta, Verg.: II) partic.: A) canto, poesia, a) in senso largo (contr. a prosa), carminum auctores, Quint.: carminum actor, Liv: lyricorum carmina, Quint.: c. epicum, Quint.: tragicum, Hor.: funebre, Quint.: carmina fundere, condere, contexere, Cic.: carmina componere, Hor., ovv. facere, Verg.: carmina scribere, Hor. b) carme lirico, ode, Hor.: c. amabile, erotico, Hor.: e (in antitesi al dramma) per epica e lirica, fabula, quae versatur in tragoediis et carminibus, Quint. c) canto == parte d’un carme più lungo, rapsodia, primum, Lucr. 6, 937. α iscrizione poetica, Verg., Prop. ed a.: ovv. iscrizione, come all’entrata di un tempio, Cic. Arch. 27. B) responso di un oracolo, predizione, vaticinio, Verg., Liv. ed al. C) formola magica, incantesimo, Verg. ed a. D) per essere le antiche formole religiose e le disposizioni delle leggi redatte in verso saturnio, formola religiosa, formola legale, testo della religione, della legge, diro quodam carmine jurare, Liv.: lex horrendi carminis, testo di legge di orrendo tenore, Liv, carmen rogationis, Liv.: carmina cruciatus, Cic.

Carmentis, is, f. e Carmenta, ae, f. (carmen = vaticinio), profetessa, onorata come divina veggente e madre di Evandro, venuta con lui dall’Arcadia nel Lazio. Le sue feste (Carmentalia, V. sotto), celebrate specialm. dalle donne, cadevano all’11 e 15 gennaio e in esse si invocava la dea quale personificazione della conoscenza del passato e dell’avvenire.- Deriv.: Carmentālis, e, carmentale, flamen, Cic.: porta, porta ai piedi del colle capitolino, vicino all’antico altare della dea Carmenta, con due entrate (fornices o jani), delle quali, quella che era a destra (dalla parte della città) fu poi chiamata porta scelerata. perchè i Fabi, per essa, erano andati incontro alla loro morte, Liv. ed a.: plur. Carmentālĭa, ĭum, n., feste carmentali (V. sopra), Varr. L. L.

Carmo, ōnis, f., città della Spagna betica, ora Carmona nell’Andalusia. - Deriv.': Carmōnenses, ĭum, m., abitanti di Carmona, Carmonesi.

Carna, ae, f. caro), divinità tutelare delle parti più nobili del corpo, specialmente degli organi più necessari alla vita (vitalia), cuore, polmoni, fegato'.

Carnĕădēs, is, m. Καρνεάδης), filosofo di Cirene (nato nel 214 av. C. e morto nel 139 av. C.). seguace di Egesippo nell’Accademia ateniese, fondatore e capo della terza Accademia, fiero avversario di Zenone. Deriv.: Carněădéus e per lo più Carněădīus, a, um, di Carneade.

Carni, ōrum, m. (Καρνοί), popolazione celtica sulle Alpi, che da essa ebbero il nome (Carniche).

carnĭfex (carnŭfex), fĭcis, m. (2. caro e facio), I) carnefice, schiavo pubblico, che in Roma infliggeva quelle pene, che solo si applicavano agli schiavi e agli stranieri, spec la crudelissima della flagellazione e della tortura, che precedevano l’esecuzione, e poi, come carnefice, boia, eseguiva la condanna, spec. la crocifissione, Cic. ed a. II) trasl., manigoldo, scellerato, boia, c. civium sociorumque, Ov.: eum sibi carnificem novum exortum, Liv. Come epiteto ingiurioso, manigoldo, boia, Comici, Cic. ed a.

carniŭfĭcīna (carnŭfĭcīna), ae, f. (carnifex), ufficio del carnefice, martirio, tortura, supplizio, quamvis carnificinam subire, Cic.: in ergastulum et carnificinam duci, Liv.: trasl.: tormento, supplizio, pena, Cic.

carnĭfĭco, āre (carnifex), far su qualc. la parte di boia == decapitare (hostes) jacentes, decapitare i nemici caduti, Liv. 24, 15, 5.

carnis, is, f. V. caro alla fine.

carnŭfex, -fĭcīna, V. carnifex, -ficina.

Carnuntum, i, n., antica città celtica sul Danubio, nell’alta Pannonia, presso la odierna «Haimburg».

Carnūtes, um, m. e Carnūti, ōrum, m., popolo indigeno della Gallia centrale colla capitale Genabum, ora Orléans.

căro, carnis, f., carne, I) propr.: subrancida, Cic: cruda, Suet.: carnes vipereae, Ov.: carnis plus habere quam lacertorum (fig. di un oratore ampolloso), Quint. II) meton., per dispregio: a) di una persona, ista pecus et caro putida, carogna, Cic. Pis. 19. b) in opposizione allo spirito, caro ista, questa carne == questo corpo materiale, Sen. ep. 65, 22. Forma second. arcaica carnis, is, f., Liv. 37, 3, 4.

Carpăthus, (-os), i, f (Κáπραδος), isola dell’Egeo fra Creta e Rodi, ora Scarpanto. - Deriv.: Carpăthĭus, a, um, carpatico, mare, m. carpatico = la parte meridionale dell’Egeo, Mela; e poet. == il mare Egeo in genere, Hor: così gurges, Verg.: vates, senex, Proteo, che vi aveva la sua dimora, Ov.

{{§|carpatinus|carpăt̆inus} (carbătĭnus)}, a, um (καρβάτινος, di cuoio greggio, crepidae, calzatura contadinesca di cuoio greggio, Catull. 99, 4.

carpentum, i, n, vettura a due ruote, usata specialmente nelle solennità dalle donne e dai sacerdoti, carrozza, cocchio, Liv. ed a.

Carpētāni, ōrum, m., Carpetani, nazione spagnuola sulla Guadiana e sul Tago, nella odierna Castiglia ed Estremadura, colla capitale Toletum (ora Toledo). Deriv.: Carpētānĭa, ae, f., territorio dei Carpetani, Carpetania.

Carpi, ōrum, m. (Καρποί), popolo fra il Danubio e i Carpazi nella Dacia, col vicus Carporum (ora Carpfen o Carpona, secondo Reichard).

carpo, carpsi, carptum, ĕre (affine a κάρπω, ἁρπάζω, rapio), spiecare, staccare, I) toglier via quasi spilluzzicando, stuccare, co-