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possibile, che ecc., Hor. carm. 1, 33, 8. II) Capreae palus, V. Capra nº II, B.

Caprĕae, aru, f. (Καπρέαι, Καπρέα e Καπρία), isola deliziosa sulle coste della Campania, di fronte al golfo di Pozzuoli, ora Capri, secondo la leggenda dapprima abitata dai Teleboi; in essa Tiberio passò fra la mollezza e le gozzoviglie gli ultimi sette anni del suo impero, quindi per spregio l’isola fu chiamata Caprineum, Suet. Tib. 43 extr.- Deriv.: Caprĕensis, e, di Capri.

caprĕŏlus, i, m. (caper), I) specie di capra selvatica, forse capriolo, secondo altri camoscio, Verg. e Col. II) meton., capreoli, travicelli, puntelli, Caes. e Vitr.

caprĭcornus, i, m. (caper e cornu), capricorno, costellazione, grec. αιγόκερωç, Hor. ed a.

caprĭfĭcus, i, f. (caper e ficus), caprifico, fico selvatica (che porta solo fiori maschi) e il frutto di esso, fico selvatico, Ter., Prop. ed a.

caprĭgĕnus, a, um (caper e gigno), di razza caprina, pecus, capre, Cic. fr. ed a.

caprīlĕ, is. n. (caper), caprile, stalla di capre, ovile, Varr. ed a.

caprĭmulgus, i, m. (capra e mulgeo), mungitore di capre, poet. per «pastore», Catull. 22, 10.

caprīnus, a, um (capra), di capra, che appartiene alle capre, caprino, pellis, Cic.: grex, Varr. Proverb., de lana caprina rixari, far quistioni di lana caprina, cioè per cose da nulla, Hor. ep. 1, 18, 15.

caprĭpēs, pedis (caper e pes), che ha piedi di capra, dai piedi caprini, Satyri, Hor.: Panes, Prop.

1. capsa, ae, f. (come capsus da capio), cassetta per libri, Cic. ed a.

2. Capsa, ae, f. (Κάψα), città dell’Africa in un’oasi al sud di Tunisi, nell’interno del paese; oggi Kafsa. -Deriv.: Capsenses, Yum, m., abitanti di Capsa.

capsārĭus, i, m. (1. capsa), lo schiavo che accompagnava il padroncino a scuola e gli portava i libri e l’occorrente per scrivere, nella capsa, Suet. Ner. 36.

Capsenses, V. 2. Capsa.

capsula, ae, (dimin. di capsa), piccola cassetta, cassettina, per tenervi libri, vestiti e sim., Catull. e Plin.: quindi totus de capsula, come dalla cassetta, cioè tutto attillato nell’abbigliamento, elegante (di zerbinotti, bellimbusti), Sen. ep. 115, 2.

capsus, i, m. (da capio), I) cassa della carrozza, in antitesi a quanto noi chiamiamo scheletro, carpenteria, Vitr. 10, 9, 2. II) serraglio per tenervi animali selvatici, Vell. 1, 16, 3.

Capta, ae, f., soprannome di Minerva venerata sul mons Caelius.

captātĭo, ōnis, f. (capto), I) presa impetuosa, il prendere, l’afferrare, cercare di afferrare q.c., verborum, pedanteria, logomachia, Cic. II) come t. t. della scherma, finta, Quint. 5, 13, 54.

captātŏr, oris, m. (capto), chi cerca di cogliere, afferrare con impeto q.c., aspirante, insidiatore, aurae popularis, Liv.: partic.: cacciatore di eredità, Hor. ed a.

captĭo, ōnis, f. (capio), il prendere, trasl.: a) inganno, illusione, frode, Cic. ed a. b) cavillo, sofismu, Cic. ed a. c) meton., danno, pregiudizio, Cic.

captĭōsē, avv. (captiosus), con frode, con inganno, interrogare, Cic.̄ Ac. 2, 94.

captĭōsus, a, um (captio), I) doloso, fraudolento, societas, Cic.: quo nihil captiosius neque indignius dici potest, Cic. II) cavilloso, softstico, interrogationes, Cic.: captiosissimum genus interrogationis, Cic.: sost., captiosa, orum, n. == sofismi, cavilli, Cic.

captĭuncŭla, ae, f. (dimin. di captio), cavillazioncella, cavilluccio, piccolo cavillo: plur. in Cic. ad Att. 15, 7.

captīvĭtās, atis, f. (captivus), condizione del captivus, a) di esseri anim., prigionia, servitù, schiavitù, Sen. ed a.b) di c. inan. presa, saccheggio, urbis, Tac.: Africae, Flor.: al plur. in Tac.

captīvus, a, um (captus, capio), preso, catturato, I) in guerra, a) di esseri viv., preso, prigioniero, schiavo, corpora, preda di uomini e animali, (contr. capta urbs), Liv.: in prosa per lo più sost., prigioniero, prigioniera, Cic. ed a.: captivae feminarum, Curt.: poet. metaf, che appartiene ai prigionieri, ai presi, sanguis, Verg.: mens, Ov. b) di c. inan., devastato, saccheggiato, derubato, preso, pecunia, Liv.: naves, Caes.: ager, Sall. fr. II) della prigionia in gen., preso, prigioniero, corpora, Ov.: di animali, ferae, Ov.

capto, ävi, ätum, äre (intens. di capio), movere verso q.c., con ardore, tendere a prendere, afferrare, impadronirsi di q.c., dar la caccia a q.c. I) propr.: leporem, Hor.: colla lacertis, Ov.: auras, Verg. II) metaf., A) in gen., tendere con ardore a q.c., tentare di avere q.c., cercare, spiare, stare in osservazione, sonitum aure admota, tendere l’orecchio a, ecc., Liv.: benevolentiam, Cic.: occasionem, Cic.: seg. dall'inf., Ov. ed a. A) partic.: 1) cercare, tentare di prendere, cogliere, guadagnare alc. o q.c., alqm, Cic. ed a.: insidiis hostem, Liv. 2) captare testamenta, uccellare testamenti, Hor. e Sen.: e captare alqm, cercare di avere, cacciare l’eredità di alc., Plin. ep.

captūra, ae, f. (capio), I) il prendere, il pigliare, piscium, alitum, Plin. II) meton. A) preda, la cosa presa (caccia, pesca, ecc.), piscium, Suet. e Val. Max. B) metaf., guadagno, provento, mercede (da cosa bassa e illecita), prostitutarum, Suet.: inhonesti lucri, Val. Max.

captus, ūs, m. (capio), il prendere, l’afferrare, presa, trasl., 1) in gen., in captu bonorum suorum tibi ipsi pondus examinandum relinquit, lascia giudicare ad ognuno in quale misura egli voglia aver parte de’ suoi beni, Val. Max. 3,3, extr.7. II) partic. capacità, forza comprensiva = ingegno, mente, intelletto, ut est captus hominum, Cic.: Germanorum, Caes.: pro captu mediocritatis meae, Vell.

Căpŭa, ae, f. (Καπύν), la città più importante della Campania, dopo la distruzione di Cuma; famosa nel mondo antico per le sue ricchezze e quindi per la sua superbia verso le altre città, come per la mollezza e corruzione dei suoi costumi; oggi borgo di S. Maria di Capua,