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mas istius domus una capiet? Cic.: armarium, quod non legendos, sed lectitandos libros capit, Plin. ep.: portus ingentem vim navium capit, Liv.: populi quos dives Achaia cepit, Ov. non (vix, e sim.) capere, non (appena, e sim.) poter comprendere, contenere, non aver bastante spazio per, ecc. == esser angusto, piccolo per, ecc., aedes nostrae vix capient, Ter.: pons fugientes non capiebat, Curt.: unā domo capi non possunt, Cic.: nec jam se capit unda, non si tiene più in sè, Verg.: e fig., capere ejus amentiam civitas non poterat, non aveva sufficiente spazio per la sua pazzia, cioè non la poteva saziare, Cic.: nec te Troja capit, è piccola per la tua grandezza, Verg.: parim. orbis te non caperet, Curt.

2) trasl.: a) generic., non trovare q.c. troppo grave da sopportare, cioè essere capace, atto, idoneo a q.c. (corporale o morale), sopportare, tollerare, reggere, quidquid mortalitas capere poterat (ciò che a un uomo era possibile) explevimus, Curt.: contio capit omnem vim orationis, Cic.: e con la negazione, concupiscis quae non capis, ciò che per te è troppo grande, Curt.: iram non capit ipsa suam Procne, non sa contenere la sua ira, Ov.: aetates nondum rhetorem capientes, non ancora mature per, ecc., Quint. b) accogliere in sè spiritualm., α) col sentimento == sentire la grandezza ovv, l’importanza di q.c., per lo più con una negazione, non capiunt angustiae pectoris tui tantam personam, Cic.: di pers.: vix spes ipse suas animo capit, a stento contiene nel suo cuore la grandezza delle sue speranze, Ov. β) colla ragione == abbracciare q.c. nella sua pienezza, comprendere q.c. totalmente, farsi un esatto concetto di q.c., concepire q.c. (mentre intellegere == penetrare colla mente in q.c.), mens nostra intellegentiaque capit, quae sit et beata natura et aeterna, Cic.: quod mentes eorum capere possent, Liv.: - di pers., ne judex eam orationem vel intellegere vel capere possit, Quint.: unus veram speciem senatus Romani cepit, Liv. Arc.: capsis === ceperis, Cic. or. 154 (che falsamente fu spiegato come composto di tre vocaboli [cape si vis], cfr. Quint. 1, 6, 66).

căpis, ĭdis, acc. plur. pidas, f., anfora, vuso con un solo manico, usato partic. nei sacrifizi, Liv. ed a.

căpistro, (āvi), ātum, āre (capistrum), mettere la cavezza, il guinzaglio, tigres capistratae, muta di tigri, Ov. her. 2, 80.

căpistrum, i, n., cavezza, guinzaglio, Ov. i. met. 10, 125.

căpĭtăl, ālis, n. (capitalis), delitto capitale, che si sconta con la morte, comun. capital est, è degno di morte, seguito dall’inf., Cic. ed a.

căpitalis, e (caput), I) riguardante il capo, la vita, 1) propr.: res, facinus, per cui è pena la morte, Cic.: triumviri, Cic.: poena, la morte, Liv. 2) trasl., generic.: mortale, fatale, fiero, accanito, inimicus, hostis, Cic.: odium, Cic.: oratio, Cic.: capitalior pestis, Cic.: capitale est, è pena la morte, «merita la morte», seguito dall’inf., Tac. e Quint. II) importante, eccellente nella sua natura, sommo, Philistus, scrittore eccellente, Cic.: ingenium, sommo ingegno, Ov.

căpitalitěr, avv. (capitalis), fino alla morte, mortalmente == fino all’ultimo punto, lacessere, a sangue, Plin. ep. 1, 5, 4.

Căpitium, i, n., città sui monti Nebrodi nella parte merid. della Sicilia, ora Capizzi, donde Căpitinus, a, um, capitino, di Capizzi.

căpito, onis, m. (caput), testone, che ha una grossa testa, Cic. de nat. deor. 1, 80.

Căpitolium, ĭi, n. (caput), lo splendido tempio in onore di Giove, costruito dai Tarquinii in Roma sul colle Tarpeo, ed abbellito successivamente sempre più, partic. da Augusto: allato ad esso stavano la cittadella (arx Tarpeja) e la rupe tarpea (rupes Tarpeja), dalla quale venivano precipitati i malfattori; in più largo senso tutta l’altura colla rocca, ecc., oggi Campidoglio, V. spec. Liv. 1, 55 e segg.; e siccome il Campidoglio dai Romani era tenuto per indistruttibile, era sinonimo di eterna durata, Verg. Aen. 9, 448. Hor. carm. 3, 30, 8 e segg. — Capitolia, cioè grandi e splendidi templi e rocche, si incontrano anche in altre città, come in Capua, Suet. Cal. 57; a Benevento, Suet. gr. 9. Deriv.: Căpitolinus, a, um, capitolino, clivus, Cic.: Juppiter, Cic.: ludi, in onore di Giove capitolino, Liv.: così ancora certamen, Suet.: sost., Capitolini, ōrum, m., coloro che curavano i giuochi capitolini, Cic.

căpitulatim, avv. (capitulum), per sommi capi, sommariamente, alqd dicere, Nep. Cato, 3, 3.

căpitulum, i, n. (dimin. di caput), piccolo capo, testolina, piccolo muso (vezzegg.), haedi, Cels.: meton., scherz. o vezzegg.= (di pers.), testolina, testa bizzarra, o capitulum lepidissimum, Ter.

Cappadoces, um, acc. as, m. (Καππάδοκες ουυ. -και), gli abitanti della Cappadocia (V. sotto), Cappadoci, Mela 1, 2, 5 (= 1, § 13): Cappadocum rex, Archelao, l’ultimo re; regnò dal 36 av. Cr. al 18 d. Cr.; la sua ricchezza consisteva nei suoi sudditi, che egli vendeva come schiavi, ma che per la loro accidia e perfidia potevano solo essere impiegati nei più bassi servigi (spec. a portar la lettiga), Hor. ep. 1, 6, 39.- Sing. Cappadox, ocis, m. (Καππáδοξ), cappadocio, Cic. post. red. in sen. 14. Deriv.: A) Cappădŏcĭa, ae, f. (Καππαδοκία), regione dell’Asia minore, la più orientale delle provincie romane; oggi Caramania. B) Cappădŏcĭus, a, um, cappadocio,

capra, ae, f. (caper), capra, I) propr. emeton.: 1) propr., Cic. ed a.: caprae ferae, probab. camosci, Verg. 2) meton., lezzo caprino sotto le ascelle dell’uomo (detto anche caper), Hor. ep. 1, 5, 29. II) trasl.: A) stella nell’Aurigu, detta per lo più capella, Cic. poët. ed Hor. B) Caprae palus, la palude presso il campo Marzio in Roma, dove mori Romolo, Liv. 1. 16, 1: detta pure Capreae palus, Ov. fast. 2, 491. Flor. 1, 1, 16.

caprārĭus, ĭi, m. (capra), capraro, Script. r. r.

caprea, ae, f. (capra), I) specie di capra selvatica, probab. capriolo, Verg., Plin. ed a. Proverb., prius jungentur capreae lupis, quam etc. == prima l’impossibile diventerà