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359 Calliope | calummatio 360 |
lebre poeta e grammatico greco, della celebre famiglia dei Battiadi di Cirene; dal 256-236 a. Cr., fino alla sua morte, prefetto della biblioteca di Alessandria.
Callĭŏpē, ēs, f. (Καλλιόπη, dalla bella voce), la più importante delle nove muse, dea della poesia epica, ma presso i poeti talora anche di ogni altro genere di poesia, I) propr.: Lucr. 6, 94. Hor. carm. 3, 4, 2. II) meton., A) per tutte le muse, Verg. Aen. 9, 525. B) == poesia, Ov. trist. 2, 568. Forma secondaria Callĭŏpēa, ae, f. (Καλλιόπεια), Verg. ecl. 4, 37 ed a. poeti.
Callĭphōn, phontis, m.(Καλλιφῶν, ῶντος) e Callĭpho, phōnis, m., filosofo greco che cercava di unire il piacere (voluptas) colla virtù (honestas) e poneva il fine dell’uomo nel raggiungere questo scopo.
Callĭrŏē, (Callĭrhŏē), ēs, f. (Καλλιρόη), figlia del fiume Acheloo, seconda moglie di Alcmeone.
callis, is, m. e (rariss.) f., calle, sentiero stretto ed aspro sopra alture e monti, sentiero di montagna, di boschi, di pascoli, solo accessibile al bestiame, Cic. ed a.: deviae calles, Liv.
Callisthĕněs, is, m. (Καλλισθένης), filosofo e naturalista di Olinto (nato circa il 360 a. Cr.), nipote di Aristotile, amico di Alessandro Magno, ch’egli accompagnò nella sua spedizione in Asia.
Callistō, us, f. (Καλλιστώ), figlia del re arcade Licaone, madre di Arcade che essa ebbe da Giove; da Giunone per gelosia mutata in orsa, poi da Giove portata in cielo come costellazione Helice o Ursa major.
callōsus, a, um (callum), calloso, dalla scorza dura, dal guscio duro, ova, Hor.: manus, Sen.
callum, i, n., pelle indurita, callo, I) propr.: nei corpi animali, solorum, Cic.: pedum, Suet. II) trasl.: insensibilità, ottusità di senso, consuetudo callum obduxit stomacho meo, ha reso insensibile, Cic.: e così diuturna cogitatio callum obduxerat animis, Cic.
1. călo, ävi, ätum, äre (καλῶ), chiamare, convocare, solo come t. t. in affari d’ordine religioso, calata comitia, comizi che si tenevano per le cose di religione, nei quali il collegio dei pontefici aveva la presidenza, e si limitavano all’inaugurazione del re come rex sacrorum e dei Flamini superiori e alle disposizioni concernenti il calendario; quindi sarcast. a calatis Gaviis in Calatinos Atilios insitus, Cic. Sest. 72.
cālo, ōnis, m., I) bagaglione, saccardo nell’esercito, Caes. ed a. II) trasl.: ogni garzone o servo di basso grado (mozzo di stalla, facchino, ecc.), Cic. ed a.: lectica formosis imposita calonibus (aiducchi), Sen.
călŏr, ōris, m. (caleo), calore, caldo, spec., il calor del sole, I) propr.: A) in gen.: vis frigoris et caloris, Cic.: solis, Cic.: calor, qui aquà continetur, Cic. B) partic.: 1) del calore del corpo, vitalis, Cic.: e così omnis est una dilapsus calor, Verg. 2) il calore, l’ardore del sole (d’estate), vitandi caloris causa, Cic.: paulum requiescet, dum se calor frangat, Cic.: plur., nimii, maximi calores, Cic.: quindi calore == calde giornate estive, estate, cur vere rosam frumenta calore, viteis autumno fundi suadente videmus, Lucr.: plur., mediis caloribus, Liv. 3) ardore del vento caldo, calori, Hor.: calores austrini, Verg. 4) calore, ardor della febbre, si sine calore corpus est, Cels.: mea nunc vexat corpora fessa calor, Tibull. II) trasl. A) calore spirituale, passione, eccitamento, fuoco, zelo, dicendi, Quint.: dicentis, Plin. ep.: si calor et spiritus tulit, Quint. B) partic., amore ardente, fiamma d’amore, Verg. e Ov.: plur., Hor. e Ov.
Calpē, ēs, f. (Κάλπη), alto monte sullo stretto Gaditano, che chiude, col promontorio Abyla sulla costa Africana, le cosidette colonne di Ercole, oggi Gibraltar (Gibilterra).
Calpurnĭus, a, um, nome di una gens plebea rom. (le cui famiglie aveano i cognomi di Flamma, Asprenas, Piso (Frugi), Bestia, Bibulus). I più conosciuti sono: C. Calp. Piso, pretore il 186 av. Cr., e poscia propretore in Ispagna. - L. Calp. Piso Frugi, rinomato per la severa probità ed i costumi irreprensibili, tribuno della plebe il 149 av. Cr., console nel 133.-L. Calp. Bestia, tribuno della plebe il 121 av. Cr., console (111) e generale nella guerra giugurtina. C. Calp. Piso, genero di Cicerone. - L. Calp. Piso Caesonius, console nel 58 av. Cr., suocero di Cesare, avversario di Cicerone. - Calpurnia, moglie di Cesare (figlia del precedente). - Agg. Calpurnio, familia, Cic., partic., Calpurnia lex, α) de repetundis, del tribuno L. Calp. Piso Frugi, Cic. de off. 2, 75. β) de ambitu, del console C. Calp. Piso, Cic. Mur. 46. - Der.: Calpurnĭānus, a, um, Calpurniano, equites, che servivano sotto il pretore Calpurnio (il primo qui sopra nominato), Liv.
calta, ae, f., calta, specie di viola, fiorrancio, calendula, Verg., Plin. ed a.
caltŭla, specie di veste, così chiamata dal colore della viola detta caltha, Plaut. Epid. 2, 2, 47 (224).
călumnĭa, ae, f. (dall’arcaico calvĕre, affine a carpere), cavillo, raggiro, intrigo, frode, macchinazione, storta e maligna interpretazione, falsità (contr. veritas, veracità, e fides, sincerità, rettitudine di coscienza), a) in gen., in quistioni di diritto, inimicorum, Cic.: religionis, falso pretesto, Cic.: nelle controversie filosofiche, Arcesilae calumnia, Cic.: nullam calumniam adhibere, Cic.: e contro se stesso, in hac calumnia timoris, il tormentar se stesso per paura immaginaria, Caecin. in Cic. ep.: nimia contra se calumnia, critica troppo acerba contro se stesso, Quint. b) partic.: raggiro, intrigo consistente in accusar falsamente un innocente, calunnia, falsa accusa, in processi tanto civili quanto criminali, litium, Cic.: calumniam jurare (di accusatori), giurare che non si accusa per calunnia, assol., Cael. in Cic. ep., a ovv. in alqm (per incaricarsi dell’accusa contro di lui), Liv.: quindi meton., condanna e punizione contro la calunnia (contro le false accuse), calumniam privato judicio non effugere, Cic.: ferre calumniam, essere condannato ad una multa per falsa accusa, Cael. in Cic. ep.
călumnĭātĭo, ōnis, f., calunnia, falsa denunzia, falsa accusa, Cornif. ad Her. 4, § 22, Kayser.