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303 avena | aversus 304 |
svellere, I) in gen.: poma ex arboribus cruda si sint, vi avelluntur (C. F. W. Müller in Cic. de senect. § 71 legge evelluntur); si matura et cocta, decidunt, Cic.: avulsum humeris caput, Verg.: sibi avelli jubet spiculum, levare, Cic.: trasl., inhaeret in visceribus illud malum exsistitque morbus et aegrotatio, quae avelli inveterata non possunt (essere strappate), Cic. II) pregn. strappar via, separare violentemente, allontanare violentemente, A) prop.: alqm de matris complexu avellere atque abstrahere, Cic: avulsus a meis, strappato dalla cerchia delle mie occupazioni (contr. in sedes meas restitutus), Cic.: templo Palladium, sottrarre, Verg. B) trasl., a) una pers.: α) allontanare uno da una fanciulla, cioè dalle relazioni con una ragazza, separare, strappare, alqm a puella, Ter: ab ea (puella) sese derepente, Ter. β) trar fuori uno da uno stato, convicio alqm ab errore, Cic. b) un possesso == togliere q.c. ad alc., rus ab alqo, Ter.: avulsum est enim praeter spem, quod erat spe devoratum lucrum, Cic.
ăvēna, ae, f., I) avena, biada, a) come sorta di biada, avena comune, Hor., Plin. ed a. b) come erba cattiva, avena selvatica, Cic. eda.: avenae sterlies, vanae, Verg. II) trasl., il gambo dell’avena, anche dell’orzo e della canna, che poteva servire come zufolo al pastore, 1) propr.:sic rustica quondam fistula disparibus paulatim surgit avenis, Ov. 2) meton., a) nel sing. == tibia, il flauto dei pastori; serve anche e specialm. a designare la forma più semplice del canto idillico, Verg. e Tibull. b) al plur., junctae pice avenae, ovv. semplicem. structae avenae == fistula (V.), zampogna (σῦριγξ), Ov.
Ăventīnus, i, m., e -um, i, n., Aventino, uno dei sette colli di Roma, tra il Palatino ed il Celio, che deve essere stato popolato in origine sotto Anco Marzio. — Deriv.: A) Ăventīnensis, e, aventinese, Diana (V. sotto), Val Max. B) Ăventīnus, a, um, dell’aventino, humus, Ov.: jugum, il monte aventino, Ov.: Diana, perchè essa sin dai tempi più antichi ebbe ivi un tempio assai celebre, Propr.
I. ăvĕo (hăvĕo), ēre (da ἄω od αὔω, ἄέω spiro, soffio), propr., aspirare avidamente a q.c., quindi bramare q.c. con impazienza od ansietà == essere molto desideroso, aveo genus legationis, Cic.: coll’inf., valde aveo scire, quid agas, Cic: seg. da prop. relativa, avere te certo scio, quid hic agatur, Cic.
2. ăvĕo ovv. hăvĕo, ēre (ἀFέω, «sii prosperoso», donde ἀFέκω, ἃFκω od αὒγω, augeo, cioè «far prosperare»), prosperare, essere sano, sentirsi bene, nella lingua classica solt. all’imperat. ed all’inf., nella formola di saluto (quando uno arriva o parte) ave (have), buona salute! salute a te! addio; (all’arrivo) == ti saluto, nella partenza == addio, Caesar simul atque Have mihi dixit, statim exposuit, etc., Cael in Cic. ep: cum proclamantibus naumachiariis: Ave imperator!... respondisset: Avete vos, etc., Suet: anche haveto, Sall.: come saluto ai defunti, in perpetuum, frater, have atque vale! Catull.
Avernālis, e, V. 2. Avernus, alla fine.
1. Ăvernus, a, um (ἄορνος — senza uccelli; cfr. Aornos), designazione gener. di quelle località ove le esalazioni mefitiche rendono pericoloso e perfino fatale il soggiorno, e ove un uccello non oserebbe di volare, dell’averno, Averna loca, Lucr.: trasl.:. aestus Averni, esalazioni dell’Averno, Lucr. — Partic.:
2. Avernus, i, m.(Ἂορνος), compiut. lacus Avernus ovv. lacus Averni, lago profondo, che riempie un cratere vulcanico di esalazioni mefitiche, presso Cuma nella Campania, non lungi da Acherusia, nelle cui vicinanze la leggenda poneva il bosco di Ecate, la caverna della Sibilla Cumana e l’entrata all’Inferno, detto ancor. oggi Lago d’Averno, Cic. ed a.: portus Averni, il porto di Cuma, Verg. Aen. 5, 813: quindi Avernus, poet. per il tartaro, Ov. ed a. — Deriv.: A) Avernus, a, um, agg., a) d’averno, infernale, lacus, freta, il lago d’Averno, Verg. b) sost., Averna, orum, n., l’Averno, Verg. c) appartenente, attinente al mondo sotterraneo, stagna, Verg.: Juno, Proserpina, Ov.: Averna loca, Ov., e semplic. Averna, Verg., l’Averno (l’inferno dei Gentili). B) Avernālis, e, appartenente al lago d’Averno, aquae, dell’Averno, Hor.: nymphae, Ov.: Sibylla (V. sopra), Prop.
ā-verro, ri, ĕre, scopar via, trasl., mensa pisces cara, della cara tavola del mercato (del pescatore) == portar via, levar via == acquistare a qualunque prezzo, Hor. sat. 2, 4, 37.
ā-verrunco, āre, t. t. del linguaggio relig., allontanare, rimuovere una cosa cattiva, deûm iram, Liv.: assol., dii averruncent, Cic., tolgano gli dei.
āversābĭlis, e (aversor), orribile, abbominevole, detestabile, esecrando, Lucr. 6, 390.
āversātĭo, ōnis, f. (aversor), avversione, ripugnanza, antipatia, ribrezzo, tacita, Quint.: col genit. oggett., alienorum processuum, Sen.
āversĭo, ōnis, f. (averto), I) lo stornare, rimozione, solo in locuz. avverb.: ex aversione, al rovescio, dal di dietro, alqm jugulare, Auct. b. Hisp. 22, 3, strozzare alcuno prendendolo alle spalle. II) trasl.: fig. ret., il distrarre. gli animi degli uditori dalla questione proposta, secondo Quint. 9, 2, 39; specie di apostrofe (apostrophe).
1. āversor (āvorsor), ātus sum, āri (averto), voltarsi altrove, volgere lo sguardo altrove (per dispetto, sprezzo, disgusto, nausea, schifo, vergogna, ecc ), I) propr. coll’acc., filium, stornare lo sguardo dal figlio (che gli stava davanti), Liv : aspectum alcjs, fuggire lo sguardo di qualc., Tac. II) trasl., distogliersi, allontanarsi da alcuno o da q.c. == respingere alcuno o q.c., evitare, aborrire, afflictum amicum, Ov.: preces, Liv.: coll’inf., Auct b. Hisp.
2. āversŏr, ōris, m. (averto), dissipatore, dilapidatore, pecuniae publicae, Cic. Verr. 5, 152.
āversus, a, um, partic. agg. (da averto), voltato altrove, I) propr., col lato anteriore, col volto, volto altrove, indietro (contr. adversus) adversus et aversus impudicus es, davanti e di dietro, Cic.: caedebantur aversi, Liv.: aversos boves in speluncam traxit per la coda, Liv.: sost., aversum, i, n., comun. plur., aversa, orum, n., lato posteriore, parte opposta, in