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adoprato nell’inventare, siccome fece nell’esporre e dimostrare le sue scoverte bellissime: molte proposizioni s’incontrano ne’ suoi libri, e una in particolare ve n’ha nell’equilibrio de’ piani1, che chiaro ci annunziano essere state da lui ritrovate per modi non allora in uso tra i geometri, e quindi nelle forme consuete ordinate e disposte. Nè molta fatica è da sostenere leggendo Archimede per trovare nelle sue dimostrazioni ora una via ed ora un’altra, con cui riggettate alcune piccole differenze senza la lunga serie de’ suoi ragionamenti, giunger si possa alla verità de’ suoi teoremi. La sua mente oltre a ciò era stata già avvertita nel sommar la progressione, con cui misurò la parabola, che senza andare errato trascurar si poteano alcune piccole quantità. Non è quindi fuor di ogni verosomiglianza il credere, che Archimede men severo inventando che non era dimostrando le cose inventate, fosse tant’oltre progredito iscrivendo, che confuso abbia le figure rettilinee con quelle, che da curva si chiudono. Ma procedendo così arditamente non fa-

  1. Lib. 2 prop. 9.