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preso parte ai tumulti di Siracusa, nè a’ consigli ambiziosi de’ parenti del morto Gerone, non avea favorito il partito de’ Cartaginesi, e solo e nelle sue meditazioni solamente occupato si era tenuto in mezzo alle pubbliche turbazioni. Ciò nondimeno non parve a lui tempo di starsi in silenzio e neghittoso, quando la patria era già in pericolo. Ebro dell’antichità, grandezza, e splendore di Siracusa, pieno avea il petto di quel santo orgoglio, che eleva l’animo, ed è la radice d’ogni civile virtù. Ricordava, che Siracusa avea e ajutato e battuto la Grecia, e ajutato e sconfitto i Cartaginesi, e soccorso più volte, e non avea guari ristorato dalle loro disgrazie quegli stessi Romani, che in quel punto le venivano incontro ad osteggiare. Ma sopra d’ogni altro non sapea, nè potea tollerare un animo Siracusano, un animo allevato e nutrito dal sentimento nobilissimo della gloria, che la sua patria caduta fosse mancipio di un popolo straniero, ancorchè questo fosse il popolo Romano. Però Archimede, sospinto dall’amor della patria, abbandona il suo ritiro, e sebben pieno di anni si mette al-