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gloria e del suo nome, non era poi così severo e ritroso d’animo, che i suoi talenti impiegar non volesse in vantaggio della società, e più d’ogni altro della patria, come chiaro si può rilevare dalla difesa, che sostenne per mezzo de’ suoi ingegni contro la potenza Romana, che venne ad assaltare la bella Siracusa.
Calamitose, difficili erano in quella stagione le circostanze politiche di Siracusa. Due grandi potenze Roma e Cartagine si disputavano il primato dell’impero, e la Sicilia era il campo delle loro battaglie, e il premio insieme della loro vittoria; per lo che tutta l’isola dovea cadere in preda del vincitore; e se erasi salvato dal pericolo insino allora il piccolo reame di Siracusa, era ciò avvenuto per la saviezza di Gerone, che era stato generoso, e fedelissimo alleato de’ Romani. Ma dopo le vittorie di Annibale in Italia, e la morte di Gerone, turbate essendo le cose pubbliche in Siracusa, si allontanò questa città dall’amicizia de’ Romani, e Marco Marcello da Console, e Appio Claudio da Pretore vennero ad assaltarla per terra e per mare. Archimede non avea