temere di sè; perchè nissuno confesserà mai avere obbligo con uno che non l’offenda. Però, come di sopra si dice, viene ad avere lo Stato libero e che di nuovo surge, partigiani nimici, e
non partigiani amici. E volendo rimediare a questi inconvenienti e a questi disordini, che le soprascritte difficultà si arrecherebbono seco, non ci
è più potente rimedio, nè più valido, nè più sano,
nè più necessario, che ammazzare i figliuoli di Bruto, i quali, come la Istoria mostra, non furono
indotti insieme con altri giovani Romani a congiurare contro alla patria, per altro se non perchè
non si potevano valere straordinariamente sotto
i Consoli, come sotto i Re; in modochè la libertà
di quel Popolo pareva che fusse diventata la loro
servitù. E chi prende a governare una moltitudine, o per via di libertà o per via di Principato, e
non si assicura di coloro che a quell’ordine nuovo
sono nimici, fa uno Stato di poca vita. Vero è che
io giudico infelici quelli Principi, che per assicurare
lo Stato loro hanno a tenere vie straordinarie, avendo per nimici la moltitudine; perchè quello che ha
per nimici i pochi, facilmente, e senza molti scandali si assicura ; ma chi ha per nimico l'universale,
non si assicura mai, e quanta più crudeltà usa,
tanto diventa più debole il suo Principato. Talchè
il maggiore rimedio che si abbia è cercare di farsi
il Popolo amico. E benchè questo discorso sia disforme dal soprascritto, parlando qui d’un Principe, e quivi d’una Repubblica, nondimeno per