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libro primo 37

temere di sè; perchè nissuno confesserà mai avere obbligo con uno che non l’offenda. Però, come di sopra si dice, viene ad avere lo Stato libero e che di nuovo surge, partigiani nimici, e non partigiani amici. E volendo rimediare a questi inconvenienti e a questi disordini, che le soprascritte difficultà si arrecherebbono seco, non ci è più potente rimedio, nè più valido, nè più sano, nè più necessario, che ammazzare i figliuoli di Bruto, i quali, come la Istoria mostra, non furono indotti insieme con altri giovani Romani a congiurare contro alla patria, per altro se non perchè non si potevano valere straordinariamente sotto i Consoli, come sotto i Re; in modochè la libertà di quel Popolo pareva che fusse diventata la loro servitù. E chi prende a governare una moltitudine, o per via di libertà o per via di Principato, e non si assicura di coloro che a quell’ordine nuovo sono nimici, fa uno Stato di poca vita. Vero è che io giudico infelici quelli Principi, che per assicurare lo Stato loro hanno a tenere vie straordinarie, avendo per nimici la moltitudine; perchè quello che ha per nimici i pochi, facilmente, e senza molti scandali si assicura ; ma chi ha per nimico l'universale, non si assicura mai, e quanta più crudeltà usa, tanto diventa più debole il suo Principato. Talchè il maggiore rimedio che si abbia è cercare di farsi il Popolo amico. E benchè questo discorso sia disforme dal soprascritto, parlando qui d’un Principe, e quivi d’una Repubblica, nondimeno per