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detestabile Cesare, quanto più è da biasimare quello che ha fatto, che quello che ha voluto fare un male. Vegga ancora con quante laudi celebrano Bruto; talchè non potendo biasimare quello per la sua potenza, e' celebrano il nimico suo. Consideri ancora quello ch'è diventato Principe in una Repubblica quante laudi, poi che Roma fu diventata Imperio, meritarono più quelli Imperadori che vissero sotto le leggi, e come Principi buoni, che quelli che vissero al contrario; e vedrà come a Tito, Nerva, Trajano, Adriano, Antonino e Marco, non erano necessarj i soldati pretoriani, nè la moltitudine delle legioni a difenderli, perché i costumi loro, la benevolenza del Popolo, lo amore del Senato li difendeva. Vedrà ancora come a Caligola, Nerone, Vitellio, ed a tanti altri scellerati Imperadori non bastarono gli eserciti orientali e occidentali a salvarli contro a quelli nimici, che i loro rei costumi, la loro malvagia vita aveva loro generati. E se la Istoria di costoro fusse ben considerata, sarebbe assai buono ammaestramento a qualunque Principe a mostrargli la via della gloria o del biasimo, e della sicurtà o del timore suo. Perché di ventisei Imperadori che furono da Cesare a Massimino, sedici ne furono ammazzati, dieci morirono ordinariamente; e se di quelli che furono morti ve ne fu alcuno buono, come Galba e Pertinace, fu morto da quella corruzione che lo antecessore suo aveva lasciata ne' soldati. E se intra quelli che morirono ordinariamente ve ne fu alcuno scellerato,