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libro primo 51

bene comune, e non per ambizione propria, lo dimostra lo avere quello subito ordinato un Senato, con il quale si consigliasse, e secondo l’opinione del quale si deliberasse. E chi considera bene l’autorità che Romolo si riserbò, vedrà non se ne essere riserbata alcun’altra che comandare agli eserciti quando si era deliberata la guerra, e di ragunare il Senato. Il che si vide poi, quando Roma divenne libera per la cacciata de’ Tarquinj, dove da’ Romani non fu innovato alcun ordine dello antico, se non che in luogo d’uno Re perpetuo, fossero duoi Consoli annuali. Il che testifica tutti gli ordini primi di quella città essere stati più conformi ad uno vivere civile e libero, che ad uno assoluto e tirannico. Potrebbesi dare in corroborazione delle cose sopraddette infiniti esempj, come Moisè, Licurgo, Solone, ed altri fondatori di Regni e di Repubbliche, i quali poterono, per aversi attribuito un’autorità, formare leggi a proposito del bene comune; ma gli voglio lasciare indietro, come cosa nota. Addurronne solamente uno, non sì celebre, ma da considerarsi per coloro che desiderassero essere di buone leggi ordinatori; il quale è, che desiderando Agide Re di Sparta ridurre gli Spartani tra quelli termini, che le leggi di Licurgo gli avessero rinchiusi, parendogli che per esserne in parte deviati, la sua città avesse perduto assai di quella antica virtù, e per conseguente di forze e d’imperio, fu ne’ suoi primi principj ammazzato dagli Efori spartani, come uomo che volesse occu-