tento solo d’uno. Era l’esercito Fiorentino a campo a Lucca, comandato da messer Giovanni Guicciardini, Commissario di quello. Vollono o i cattivi suoi governi, o la cattiva sua fortuna, che la espugnazione di quella città non seguisse. Pur comunque il caso stesse, ne fu incolpato messer Giovanni, dicendo com’egli era stato corrotto da’ Lucchesi; la quale calunnia sendo favorita da’ nimici suoi, condusse messer Giovanni quasi in ultima disperazione. E benche per giustificarsi ei si volesse mettere nelle mani del Capitano, nondimeno non si potette mai giustificare, per non essere modi in quella Repubblica da poterlo fare. Di che ne nacque assai sdegno tra gli amici di messer Giovanni, che erano la maggior parte degli uomini grandi, e infra coloro che desideravano fare novità in Firenze. La qual cosa, e per queste e per altre simili cagioni, tanto crebbe, che ne seguì la rovina di quella Repubblica. Era adunque Manlio Capitolino calunniatore, e non accusatore; e i Romani mostrarono in questo caso appunto, come i calunniatori si debbono punire. Perchè si debbe fargli diventare accusatori, e quando l’accusa si riscontri vera, o premiarli, o non punirli; ma quando la non si riscontri vera, punirli come fu punito Manlio.