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libro primo 43

mente suo, ma di molti altri nobili cittadini. Potrebbesi ancora allegare a fortificazione della soprascritta conclusione, l’accidente seguìto pur in Firenze sopra Pietro Soderini, il quale al tutto seguì per non essere in quella Repubblica alcuno modo di accuse contro alla ambizione de’ potenti cittadini; perchè lo accusare un potente a otto giudici in una Repubblica, non basta: bisogna che i giudici siano assai, perchè pochi sempre fanno a modo de’ pochi. Tantochè, se tali modi vi fussono stati, o i cittadini lo avrebbono accusato, vivendo egli male, e per tale mezzo, senza far venire l’esercito spagnuolo, arebbono sfogato l’animo loro; o non vivendo male, non arebbero avuto ardire operargli contra, per paura di non essere accusati essi, e così sarebbe d’ogni parte cessato quello appetito che fu cagione di scandalo. Tantochè si può conchiudere questo, che qualunque volta si vede che le forze esterne siano chiamate da una parte d’uomini che vivono in una città, si può credere nasca dai cattivi ordini di quella, per non essere dentro a quello cerchio ordine da potere senza modi straordinarj sfogare i maligni umori che nascono negli uomini; a che si provvede al tutto, con ordinarvi le accuse agli assai giudici, e dare riputazione a quelle. Li quali modi furono in Roma sì bene ordinati, che in tante dissensioni della Plebe e del Senato, mai o il Senato o la Plebe, o alcuno particolare cittadino non disegnò valersi di forze esterne; perchè avendo il rimedio in casa, non