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una felice memoria, e a quegli che gli erano stati amici tanto desiderio di lui, quanto alcuno altro principe che mai in qualunche altro tempo morissi. Furono le esequie sue celebrate onoratissimamente, e sepulto in San Francesco in Lucca. Ma non furno già la virtù e la fortuna tanto amiche a Pagolo Guinigi, quanto a Castruccio; perché non molto di poi perdé Pistoia, e appresso Pisa, e con fatica si mantenne il dominio di Lucca, il quale perseverò nella sua casa infino a Pagolo suo pronipote.

Fu adunque Castruccio, per quanto si è dimostro, uno uomo non solamente raro ne’ tempi sua, ma in molti di quegli che innanzi erono passati. Fu della persona più che l’ordinario di altezza, e ogni membro era all’altro rispondente; ed era di tanta grazia nello aspetto e con tanta umanità raccoglieva gli uomini, che non mai gli parlò alcuno che si partisse da quello mal contento. I capegli suoi pendevano in rosso, e portavagli tonduti sopra gli orecchi; e sempre, e d’ogni tempo, come che piovesse o nevicasse, andava con il capo scoperto.

Era grato agli amici, agli inimici terribile, giusto con i sudditi, infedele con gli esterni; né mai potette vincere per fraude, che e’ cercasse di vincere per forza; perché ei diceva che la vittoria, non el modo della vittoria, ti arrecava gloria.

Niuno fu mai più audace a entrare ne’ pericoli, né più cauto a uscirne; e usava di dire che gli uomini debbono tentare ogni cosa, né di alcuna sbigottire, e che Dio