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in volta. I capitani fiorentini, vedendo la difficultà che i loro cavagli avevano a passare, tentorono far passare le fanterie dalla parte di sotto del fiume, per combattere per fianco le genti di Castruccio. Ma sendo le grotte alte e di sopra occupate dalle genti di quello, si provorono in vano. Messesi pertanto el campo in rotta, con gloria grande e onore di Castruccio; e di tanta moltitudine non ne campò el terzo. Furono presi di molti capi; e Carlo, figliuolo del re Ruberto, insieme con Michelagnolo Falconi e Taddeo degli Albizzi, commissarii fiorentini, se ne fuggirono a Empoli. Fu la preda grande, la uccisione grandissima, come in uno tanto conflitto si può estimare; perché dello esercito fiorentino ne morì ventimila dugentotrentuno, e di quegli di Castruccio mille cinquecento settanta.
Ma la fortuna, inimica alla sua gloria, quando era tempo di dargli vita, gliene tolse, e interruppe quelli disegni che quello molto tempo innanzi aveva pensato di mandare ad effetto, né gliene poteva altro che la morte impedire. Erasi Castruccio nella battaglia tutto el giorno affaticato, quando, venuto el fine di essa, tutto pieno di affanno e di sudore, si fermò sopra la porta di Fucecchio, per aspettare le genti che tornassino dalla vittoria, e quelle con la presenzia sua ricevere e ringraziare, e parte, se pure cosa alcuna nascesse dai nimici che in qualche parte avessino fatto testa, potere essere pronto a rimediare; giudicando lo officio d’uno buono capitano essere montare il primo