dini suoi. Aveva Castruccio veduto come i nimici avevano messe tutte le loro forze nel mezzo delle schiere, e le genti più deboli nelle corna di quelle; onde che esso fece il contrario, perchè messe nelle corna del suo esercito la più valorosa gente avesse, e nel mezzo quella di meno stima. E uscito de’ suoi alloggiamenti con questo ordine, come prima venne alla vista dell’esercito nimico, il quale insolentemente, secondo l’uso, lo veniva a trovare, comandò che le squadre del mezzo andassero adagio, e quelle delle corna con prestezza si movessero. Tanto che, quando venne alle mani con i nimici, le corna sole dell’uno e dell’altro esercito combattevono, e le schiere del mezzo si posavano; perchè le genti di mezzo di Castruccio erano rimaste tanto indietro, che quelle di mezzo degli nimici non le aggiugnevano, e così venivano le più gagliarde genti di Castruccio a combattere con le più debole degli nimici, e le più gagliarde loro si posavano, senza potere offendere quelli avevano allo incontro, o dare alcuno ajuto ai suoi. Tale che senza molta difficultà i nimici dall’uno e l’altro corno si misono in volta, e quegli di mezzo ancora, veggendosi nudati dai fianchi da’ suoi, senza avere potuto mostrare alcuna loro virtù, si fuggirono. Fu la rotta e la uccisione grande, perchè vi furono morti meglio che diecimila uomini con molti caporali e grandi cavalieri di tutta Toscana di parte Guelfa, e di più molti principi che erano venuti in loro favore, come furono i